L'Istat rivede al ribasso le stime per l’inflazione in Italia.

Nel mese di novembre l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, ha registrato un incremento dello 0,6% su base mensile e del 3,7% su base annua (dal +3% del mese di ottobre). Inizialmente si stimava sarebbe cresciuto del 3,8%.

Si tratta comunque del dato più alto segnalato da settembre 2008.

Come già nelle scorse settimane, l’aumento dei prezzi è legato al caro energia (dal +24,9% di ottobre al +30,7%) e, nello specifico, della componente non regolamentata (dal +15% al +24,3%).

In ribasso anche le stime dei prezzi relativi al cosiddetto “carrello della spesa”, un paniere che include alimenti e prodotti per la cura della persona: nel mese di novembre si prevedeva un +1,4% rispetto allo stesso periodo del 2020, ma gli aumenti si sono fermati all’1,2%.

I rincari riguardano soprattutto beni alimentari, lavorati e non, e servizi relativi ai trasporti, mentre si rileva una leggera flessione per i servizi ricreativi e i beni durevoli.

Rispetto ad altri Paesi, europei e non, in Italia – nonostante la robusta ripresa, con previsioni di crescita del Prodotto interno lordo pari al +6,3/6,4% nel 2021 – l'inflazione resta sotto controllo. In Germania l’incremento dei prezzi al consumo si è attestato a novembre al 5,2%, mentre negli Stati Uniti ha raggiunto il 6,8%, il tasso più elevato dal 1982.

(Unioneonline/F)

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