Le prospettive per l'economia europea sono "in graduale miglioramento". Tuttavia, per adesso un'inversione di marcia della politica monetaria "non è giustificata".

Mario Draghi frena così le attese dei "falchi" (tedeschi in primis), che spingono per una rapida stretta da parte della Banca centrale.

Intervenendo al Centro per gli Studi finanziari dell'Università Ghoethe di Francoforte, il presidente della Bce ha spiegato che la politica di stimolo "sta funzionando ed è stata un fattore chiave della resilienza dell'economia dell'area euro negli ultimi anni".

La ripresa - dice Draghi - "sta progredendo e ora sta acquistando impulso, anche se i rischi restano al ribasso". Rischi che sono anche di carattere geopolitico.

Per questo motivo - prima di modificare le attuali misure espansive, dall'acquisto dei titoli di Stato (Quantitative easing) ai tassi di interesse - la Banca centrale deve essere "sufficientemente sicura che l'inflazione converga davvero verso l'obiettivo di medio termine (poco inferiore al 2%, ndr) e che riesca a restare a questi livelli anche con condizioni di politica monetaria meno generose".

Nonostante l'andamento dei prezzi stia migliorando, il governatore della Bce osserva però come "le dinamiche di inflazione continuano a dipendere dall'attuale orientamento di politica monetaria", che è "determinata dall'interazione tra i tre principali strumenti: i tassi, gli acquisti di titoli e la forward guidance su entrambi".

E dunque: non siamo ancora al punto in cui "la dinamica dell'inflazione può sostenersi da sola senza l'appoggio della politica" dell'Eurotower.

Il Quantitative easing proseguirà (almeno) fino al termine del 2017; mentre i tassi di interesse resteranno ai minimi storici per un periodo più lungo.

D'altra parte, il rialzo dell'inflazione registrato a marzo nell'area Euro (+1,5% dopo la fiammata del 2% di febbraio) è stato dovuto per il 90% all'aumento del prezzo del petrolio. L'inflazione di fondo - depurata dei prezzi del greggio e degli alimentari - ristagna invece attorno allo 0,9% dal 2013 (a marzo, 0,7%).
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