L'inflazione rallenta il passo, sia in Italia che in Europa.

Secondo le stime preliminari dell'Istat, a marzo l'indice nazionale dei prezzi al consumo (al lordo dei tabacchi) registra infatti una crescita dell'1,4% su base annua, cioè in confronto allo stesso mese del 2016.

Il dato risulta però inferiore a quello di febbraio, che è stato pari all’1,6% (ai massimi da quattro anni). Mentre su base congiunturale (mensile), non si segnala alcuna variazione. In definitiva, l'inflazione acquisita per il 2017 sarebbe ora pari a +1,1%.

Ma i numeri si mostrano in frenata anche nell'area euro, dove – sempre a marzo – i prezzi al consumo sono saliti dell'1,5%: a un ritmo decisamente più lento di quello riportato a febbraio (+2%). E la previsione flash diffusa dall'Eurostat risulta anche più bassa dell'1,8% annunciato a gennaio.

Si tratta di un'indicazione importante per il presidente della Bce Mario Draghi, che – come noto – vede il livello ottimale di inflazione “vicino, ma sotto il 2%”.

La Banca centrale europea è ancora impegnata nel sostengo all'economia, attraverso il meccanismo di "quantitative easing", che è stato confermato (almeno) fino al termine del 2017. E questi ultimi dati sull'inflazione tolgono argomenti a quanti (tedeschi in primis) chiedono all'Eurotower di decelerare sul programma di acquisto dei titoli governativi.

Tornando alla situazione italiana, a marzo rallentano i rincari sul cosiddetto "carrello della spesa": l'incremento tendenziale (annuo) dei i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona si ferma al 2,3% (dal 3,1% di febbraio). Mentre quello mensile cala dello 0,9%.

La crescita annua dell'inflazione è ancora determinata soprattutto dai beni energetici non regolamentati (+11,5%) e dagli alimentari non lavorati (+6,1%), la cui "salita" è comunque in attenuazione in confronto al mese precedente (quando era rispettivamente pari a +12,1% e +8,8%).
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