Presentazione molto partecipata, ieri al liceo classico "De Castro" di Oristano, per il nuovo libro di Edoardo Albinati "Otto giorni in Niger", realizzato a quattro mani con Francesca d'Aloja ed edito da Baldini+Castoldi.

Presenti all'incontro gli alunni del classico, del liceo artistico e del CFP accanto ad altri "curiosi".

A dare il via al meeting il preside del De Castro, Pino Tilocca, da sempre attento alla scuola che cambia: "Acquisire cultura è davvero importante, oggi più che mai".

Alla professoressa Sabrina Sanna il compito di intervistare lo scrittore romano. Insegnante nel carcere di Rebibbia, Edoardo Albinati nel biennio tra il 2002 e il 2004 ha svolto importanti missioni per l'UNCHR in Afghanistan e in Ciad. È stato autore di alcuni reportage pubblicati da quotidiani come il "Washington Post" ed il "Corriere della Sera". Ma alla platea l'autore ha raccontato la sua più recente esperienza umanitaria: quella svolta con la compagna Francesca d'Aloja, nell'inverno del 2017, in Niger, nel cuore dell'Africa.

"Sono curioso e penso che girare il mondo sia interessante - ha spiegato Albinati - ma non pensiate sia avventuroso per natura. Le missioni da me svolte sono state dettate dalla necessità di farmi un'idea su alcune realtà che conoscevo poco o non conoscevo affatto. Immaginate che fino a un paio di mesi fa non distinguevo il Niger dalla Nigeria".

I timori legati alle esperienze umanitarie non sono certo venuti meno: "Se ho avuto paura durante queste spedizioni? Beh, non volevo essere preso in ostaggio. Non desideravo che dal Campidoglio svettasse un manifesto con il mio volto e quello di Francesca con la scritta 'Riportiamoli a casa'".

La presentazione al liceo De Castro (foto Eleonora Frongia)
La presentazione al liceo De Castro (foto Eleonora Frongia)
La presentazione al liceo De Castro (foto Eleonora Frongia)

IMMIGRAZIONE E POLITICA - Albinati ha quindi toccato l'argomento "spinoso" della politica italiana, mettendo anticipatamente le mani avanti: non si può parlare di immigrazione, almeno non in questo periodo, senza fare un giro d'orizzonte sull'attuale scenario politico. "Premettendo che non mi rispecchio in nessuno dei politici attuali, mi sembra che il nostro Paese sia in perenne campagna elettorale". E sul ministro degli interni Salvini ha commentato: "Ma quale pacchia è finita per i migranti, che vengono, in molte delle carceri libiche, seviziati e torturati?".

Quindi una riflessione sulla politica del precedente governo: "Gli accordi italo – libici hanno sì provocato la diminuzione dei migranti africani approdati nelle nostre coste, ma dove sono finiti tutti questi esseri umani? Spesso in luoghi dove ci rimettono la pelle. E non importa che questi richiedenti asilo siano rifugiati economici e non politici: il confine di separazione tra le due categorie è davvero labile e, a ogni modo, stiamo pur sempre parlando di persone".

LE SOLUZIONI - Quindi un'altra riflessione: non esiste una soluzione al problema dell'immigrazione. Si può contenere, ma giammai fermare del tutto. Ed è assolutamente barbaro ingannare l'opinione pubblica sciorinando l'eguaglianza migranti=instabilità, col corollario recante la scritta "richiesta di militarizzazione assidua delle città". Anche perché i cambiamenti climatici e il mutamento degli ambienti antropici renderanno gli uomini mobili e bisognosi continui di rifugio.

Un primo piano di Edoardo Albinati (foto Eleonora Frongia)
Un primo piano di Edoardo Albinati (foto Eleonora Frongia)
Un primo piano di Edoardo Albinati (foto Eleonora Frongia)

"Da poco - ha quindi ricordato Albinati - ho letto sul New Yorker che il lago Ciad si sta prosciugando, pur rappresentando fonte di sostentamento per i pescatori locali che vi lavorano. Nel lago, assieme a questi onesti uomini di mare, coesistono pure alcuni gruppi terroristici, che compiono attentati usando le barche. Così, le autorità hanno reso illegale la navigazione nello Tchad, sia per i pescatori sia per i terroristi, suscitando conseguentemente la collera dei primi che, avendo visto mancare il lavoro, per cause non imputabili a loro, hanno deciso di arruolarsi ai pericolosi gruppi armati".

BUONISMO E SOLIDARIETA' - Occhi aperti anche sul cosiddetto "buonismo": "Anni fa, in Afghanistan, ricordo che le ONG decisero, come in una gara, di costruire tantissimi pozzi. La realizzazione di queste strutture ha determinato l'abbassamento della falda acquifera; ciò ha infine reso inutilizzabili i pozzi scavati". Ergo, la creazione di una solidarietà "poco solidale", una solidarietà per verba, quella ascrivibile alla cerchia "dell'aiutiamoli 'à ma manière'" può diventare causa di problemi.

Occorre ritornare alla più basica forma di solidarietà, invece, quella lontana dal sottobosco delle puerili competizioni, e intesa come impulso primario al mutuo soccorso, l'unica e vera via per fugare le derive nazionalistiche e vivere tutti felici e contenti, in assoluto cameratismo.

"L'Italia – ha quindi concluso Albinati - conosce in prima persona il significato di emigrazione, e in mezzo al Mediterraneo non ce l'hanno messa i comunisti. Solo la solidarietà ci salverà".

Alessio Cozzolino*

* giovane studente cagliaritano
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