Sono trascorsi esattamente duecento anni dalla morte di Jane Austen (1775-1817) ma i suoi romanzi continuano a essere popolarissimi. Un successo ingigantito dalle continue trasposizioni televisive e cinematografiche dei suoi capolavori, da Orgoglio e pregiudizio a Emma, passando per Ragione e sentimento.

Nonostante la qualità di molte di queste versioni, per grande e piccolo schermo, solo leggendo o rileggendo le pagine di questi romanzi si comprendono, però, fino in fondo le ragioni della costante popolarità della romanziera inglese nata e vissuta in mondo e una società tramontati da tempo.

Prendiamo allora quello che è probabilmente il suo libro migliore anche se il più conosciuto è certamente Orgoglio e pregiudizio. Parliamo di Ragione e sentimento, pubblicato nel 1811 e che oggi può essere "scoperto" ancora più facilmente grazie all’ottimo audiolibro interpretato da Paola Cortellesi (Emons Edizioni, 2016, Audiolibro, Euro 9,90).

Il romanzo è incentrato sulle vicende di Elinor e Marianne, due sorelle dai caratteri molto diversi e costrette, alla morte del padre, a fare i conti con le ristrettezze economiche della loro famiglia.

Il contrasto viene alla luce quando si trovano ad affrontare le prime esperienze amorose. Marianne è passionale, istintiva, insegue ciò che desidera a scapito delle convenzioni sociali.

Elinor è riservata, giudiziosa; per lei il bene della famiglia e di chi le è caro viene prima delle sue esigenze personali. Quale di questi due atteggiamenti condurrà alla felicità?

Si capisce già da questi pochi accenni alla trama quanto attuali e universali siano i temi centrali del libro.

L’eterno dissidio, all’apparenza insanabile, tra raziocinio ed emozioni che domina la vita anche oggi e che riappare a ogni nostra scelta. E poi la ricerca dell’amore, quello con l’iniziale maiuscola, e della felicità.

La Austen declina questi argomenti con impareggiabile arguzia e sapienza. Entra in profondità nella psicologia dei diversi personaggi e ci racconta i loro gesti e i loro atteggiamenti mettendoci a contatto con i loro vizi, le loro virtù, slanci, egoismi e perbenismi.

Jane Austen è grande perché conosce bene il mondo che descrive e, soprattutto, non ha paura di mostralo in tutti i suoi aspetti, nelle sue eccellenze e nelle sue miserie. Come ha scritto uno dei maggiori ammiratori della scrittrice inglese, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, "la Austen ha voluto parlare soltanto di ciò che conosceva molto bene, dell’alta borghesia inglese della fine del Settecento. Il proletariato non esiste, la nobiltà è vista solo di scorcio. Ma la sua classe la ha ritratta in modo superiore e in modo assolutamente spregiudicato sotto il costante velo delle buone maniere sue di scrittrice. Essa è completamente priva d’illusioni: di ogni azione apparentemente disinteressata essa vi mostra, in una mezza frase, i motivi egoistici".

Anche quando pare nascondersi dietro la cortesia può sorprendere perché come scrive ancora l’autore del Gattopardo: "È uno di quegli scrittori che richiedono di esser letti lentamente: un attimo di distrazione può far trascurare una frase che ha un’importanza primaria: arte di sfumature, arte ambigua sotto l’apparente semplicità".

Roberto Roveda

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