"La fede senza le opere è niente. Quindi per salvare la Basilica di San Gavino occorre coinvolgere tutte le realtà locali e istituzionali, per riunirsi intorno a un tavolo insieme alla Regione Sardegna e capire quali strumenti adottare per il recupero di questo bene prezioso".

A dirlo, in occasione della presentazione della manifestazione della Festha Manna, è l'arcivescovo, monsignor Gianfranco Saba, che ha raccolto le preoccupazioni più volte manifestate dal parroco della chiesa, don Mario Tanca.

Le criticità del monumento più grande della Sardegna, unico per la sua conformazione architettonica, spesso sono state denunciate dal parroco, un grido di allarme rimasto inascoltato dalle istituzioni e che ha coinvolto la stessa struttura del muraglione antico che fa da cornice alla chiesa, danneggiato ormai da 8 mesi a seguito di un incidente e ancora non ripristinato.

"La Basilica, monumento artistico significativo, espressione del romanico, merita un'attenzione di consolidamento particolare - aggiunge monsignor Saba -. Quindi l'evento del pellegrinaggio durante la Festha Manna, l'itinerario dei Santi Martiri e la carta del pellegrino a mio giudizio è un risalire alle sorgenti per assumere nuova linfa vitale ad una chiesa in cammino, il cui pellegrinaggio è di chi non si sente arrivato, e quindi di chi è alla ricerca e desidera approfondire ed esprimere tante dimensioni della vita".

Un itinerario, secondo l'arcivescovo, che si presenta come un invito della chiesa a mettersi in cammino e insieme a sollecitare la comunità alla riscoperta della solidarietà dove ognuno ha bisogno dell'altro.

"Perciò spero che la presenza del capitolo turritano - conclude l'arcivescovo - non sia solo un aspetto coreografico, la chiesa non fa solo coreografia, ma entri dentro il discorso pastorale raccordato".
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