#Un libro da scoprire: gli abissi dell'animo umano nel romanzo di Wyl Menmuir
Ogni tanto vale la pena farsi incuriosire da un autore sconosciuto, magari solo perché ha un nome particolare: Wyl Menmuir.
Suona un po’ personaggio delle saghe di Tolkien e questo pare un buon viatico per affrontare il primo romanzo di questo autore, nato in Cornovaglia e di professione agente letterario.
"Al largo" (Bompiani, 2017, euro 16, pp. 160. Anche Ebook) fortunatamente non ha deluso.
Si è rivelato, infatti, un romanzo psicologico con qualche spunto horror di buona caratura, ben servito dalla scrittura asciutta e controllata di Menmuir, molto attento alla cura formale e a non lasciare debordare la sua vis narrativa.
Questa scrittura trattenuta, quasi distaccata, si è dimostrata così, pagina dopo pagina, funzionale alle atmosfere descritte nel libro, atmosfere dominate da un senso diffuso di angoscia e inquietudine che sono diretta conseguenza del disagio vissuto dai protagonisti del romanzo: personaggi dal passato oscuro, doloroso, un passato con cui hanno grande difficoltà a venire a patti. Personaggi che per di più si muovono immersi in un mondo goticheggiante, infido e ostile, dove il mare è perennemente burrascoso, le nuvole sono basse e brune e la foschia annebbia la vista.
Un universo umano e naturale molto british, con accenti gotici che hanno spinto alcuni critici ad arditi parallelismi tra Menmuir e Daphne du Maurier, la scrittrice prediletta da Alfred Hitchcock e l’autrice di "Rebecca, la prima moglie" e de "Gli uccelli".
In tema di somiglianze, sinceramente l’autore di "Al largo" pare più vicino alla moderna letteratura nordica, a Henning Mankell oppure a Stieg Larsson ad esempio, per il gusto per l’introspezione psicologica e per lo scandagliare accurato delle angosce dei personaggi.
Sono aspetti che emergono evidenti prima di tutto nel personaggio principale, Timothy, che arriva da forestiero in un villaggio della costa per recuperare una casa abbandonata in attesa che la moglie Lauren lo raggiunga. Ed emergono in Ethan, l’unico pescatore del villaggio con cui il nuovo arrivato riesce a instaurare una relazione.
Ma è un po’ tutta la comunità a vivere come sotto una cappa angosciante che impedisce di godersi fino in fondo la propria vita. Gli altri abitanti del villaggio sembrano, infatti, incapaci di guardare avanti e fare qualcosa per migliorare la loro esistenza. Sono come frenati da un tabù che impedisce loro di superare la serie di grandi navi abbandonate che riga la linea dell’orizzonte davanti alla costa. Varcarla è vietato.
Al di qua, pochi pescatori celebrano ancora i loro stanchi riti, tornando a terra con casse di pesci malati che un’autorità misteriosa compra in blocco e fa sparire. Timothy però vuole vedere cosa c’è oltre l’orizzonte occupato dalle navi e trova in Ethan il compagno disposto a portarlo al largo. Disposto assieme a lui a spostare il confine, a sfidare la memoria e il presente in un luogo dove sembra che non possa esserci futuro per nessuno. Per entrambi sarà un’impresa dolorosa, angosciante, ma l’unica possibile da vivere se non ci si vuole lasciar morire definitivamente.
Roberto Roveda