Negli anni Trenta del Novecento il commissario De Luca era considerato uno dei migliori investigatori sulla piazza. Il Fascismo imperante lo aveva eletto "miglior poliziotto d’Italia" e si era ritrovato, suo malgrado, nelle vesti di simbolo del regime.

Poi era venuta la guerra, la fine del Fascismo, Salò e la lotta partigiana.

De Luca aveva continuato a fare il suo lavoro, incurante delle passioni politiche, ma senza mai riuscire a liberarsi dell’etichetta, sempre più scomoda, di sbirro fascista.

Per questa ragione l’Italia del Dopoguerra lo aveva messo da parte, relegandolo a incarichi di secondo piano, in posti di polizia sempre più sperduti. Fino a che qualcuno si ricorda di lui, del suo fiuto di cane da caccia. E lo richiama al suo mestiere di detective.

Inizia così Intrigo italiano (Einaudi, 2017, Euro 17,00, pp. 216. Anche EBOOK) romanzo con cui Carlo Lucarelli riporta sulla scena dopo più di un ventennio uno dei suoi personaggi più amati dal pubblico, Achille De Luca.

Lo ritroviamo nell’Italia del 1953 arruolato da uno dei tanti settori dei Servizi segreti italiani per indagare sulla morte della bella moglie di un professore universitario in odore di rapporti stretti con l’Unione Sovietica.

Relazioni pericolose in quegli anni di Guerra Fredda e De Luca, più avanza nella sua indagine più si trova al centro di un grande intrigo, in cui troppi giocano su molti tavoli e dove l’inganno e il delitto sono la normalità.

In questa storia torbida Lucarelli ritrova lo smalto dei suoi romanzi migliori dopo alcune prove, a nostro parere, un poco sottotono.

Lo scrittore parmense, infatti, riesce a ricostruire con maestria il clima storico e politico di quegli anni e gli ambienti e le atmosfere di una Bologna di cui si avverte quasi fisicamente , grazie a una scrittura molto evocativa, il freddo di quei lontani inverni, gli odori della legna bruciata nelle stufe e i profumi dei tortellini preparati nelle cucine. E riesce soprattutto a creare, con sagacia e saggezza narrativa, il giusto mix tra i misteri del romanzo giallo, gli intrighi e la tensione di una spy story e le atmosfere oniriche e seducenti del noir classico.

Ritrova, infine, un personaggio solido e sfaccettato come De Luca, praticamente un alter ego di Lucarelli sulla scena narrativa, un protagonista eroe suo malgrado e antieroe senza eccessi depressivi, di maledettismo e di pessimismo. Lucido anche quando ci sono compromessi a cui piegarsi e incapace di dimenticare del tutto che il compito del poliziotto è cercare la verità, nuda e cruda, lasciando ad altri interpretazioni e distinguo.

Un vero cane da caccia disposto a rinunciare a tutto, tranne che alla sua dignità di investigatore, pur di scovare la preda.

Roberto Roveda

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