È bastato un tag su Instagram. E poi è successo l’inimmaginabile: «Spike Lee mi ha scritto in privato. Voleva a tutti i costi quel ritratto. E io – ovviamente – l’ho accontentato». È il racconto di Cino Angioni, artista cagliaritano classe 1967 che da anni imprime sulle tele i volti dei soggetti che tanto lo caratterizzano. «Personaggi un po’ stralunati» animati da «colori un po’ drammatici, un po’ ironici», proprio come il regista statunitense – celebre per le sue opere cinematografiche e per il suo look – che non ha resistito al desiderio di avere nella sua collezione privata quel quadro visto sui social. 

«Quello che è successo è davvero straordinario», commenta Angioni che più che pittore «mi definisco disegnatore». «Lee mi ha commentato il post, chiedendomi di controllare i messaggi privati, dove mi chiedeva di vendergli il quadro. All’inizio pensavo che fosse un “fake”, una bufala, insomma. Però poi ho visto i più di 2 milioni di follower, così ho capito che era tutto vero». Come sia nata poi quell’opera l’artista lo ricorda molto bene. «Per caso. Da grande appassionato di tennis stavo guardando lo US Open. E all’improvviso hanno inquadrato lui, sugli spalti: Spike Lee, che con me condivide la passione per questo sport». Da lì l’ispirazione per un primo bozzetto che si è trasformato nel lavoro finito. 

Il commento di Spike Lee (foto da Instagram)
Il commento di Spike Lee (foto da Instagram)
Il commento di Spike Lee (foto da Instagram)

«La tela – continua Angioni – è stata poi mandata, insieme ad altre, a una galleria di Palermo alla quale mi appoggio per la vendita tramite e-commerce. Quindi quando mi è stata chiesta, io non la avevo più. Lui non si è arreso, si è mostrato subito deciso a comprarla a tutti i costi. Mi ha addirittura chiesto di bloccarla, per assicurargli l’acquisto. Quando ho spiegato la situazione non mi credevano. Non pensavano che davvero un personaggio così famoso avesse scelto un mio lavoro. Alla fine lo abbiamo indirizzato verso la piattaforma per l’acquisto online».

Tutto è bene quel che finisce bene: «Ci siamo sentiti nuovamente quando ha ricevuto tutto – conclude Angioni –. Era contento, gli ho promesso che in futuro gli manderò qualche altro lavoro e lui ha accettato di buon grado. E posso dire che mi abbia portato fortuna: delle mie opere inviate a Palermo è stata la prima ad essere venduta. Un inizio niente male».

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