Quarant’anni fa la serie televisiva SPAZIO 1999, ultima frontiera, ci aveva fatto conoscere la dottoressa Helena Russel medico e Jonh Koenig comandante della base Lunare Alpha.

La base Alpha era un avamposto terrestre sulla Luna. Lo scopo era controllare un grande deposito di scorie radioattive portate dalla terra. La loro massa critica però aveva determinato una esplosione nucleare che aveva fatto uscire la Luna dall’orbita terrestre.

A distanza di quarant’anni la colonizzazione della Luna sta superando la fase di progetto per entrare in una fase attuativa. Ma cosa ruota attorno allo spazio? Prenderei a prestito le parole di Giovanni Fabrizio Bignami, che è stato un fisico, divulgatore scientifico e accademico italiano e dal 16 marzo 2007 al 1º agosto 2008 è stato Presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana: “La scienza e la tecnologia definiscono i limiti di ciò che è possibile. La realizzazione del possibile dipende dai benefici economici e politici per gli esseri umani qui sulla terra”.

Il fatturato della Space Economy a livello globale vale 350 miliardi di dollari, di cui il 70% deriva dai crescenti servizi dallo spazio, mentre il restante 30% è rappresentato dalla manifattura. E’ evidente l’interesse per questa economia e per il suo studio.

La Bocconi School of Management, in quest’ottica, ha attivato lo Space Economy Evolution Lab per aprire la strada a una nuova conoscenza e studio dell’economia spaziale.  Di recente è stata firmata una collaborazione con il dipartimento di Ingegneria meccanica della Sapienza e con l’Agenzia Spaziale Europea. L’altro braccio della conquista dello spazio è la Space Medicine. E questo secolo ne sarà protagonista.

Viaggiare nello spazio, passare una vacanza sulla Luna o soggiornare nella stazione spaziale cislunare Lunar Gateway, che verrà costruita fra pochi anni, sarà una pratica comune a partire dai prossimi 10 anni. Finora la Space medicine ha provveduto a dare il supporto per la salute, la sicurezza, il benessere degli astronauti. Soprattutto i tempi di volo per raggiungere la stazione spaziale sono brevi e la presenza a bordo di un medico è stata ritenuta non necessaria. Ma quando si andrà stabilmente sulla Luna o si volerà per sei mesi per andare su Marte come sarà possibile curare un astronauta che sta male o deve essere operato?

Abbiamo esperienze recenti di un astronauta che ha avuto una trombosi della vena giugulare. Un membro dell’equipaggio esperto in ecografia ha mandato le immagini al centro di controllo che ha fatto la diagnosi. E’ state esclusa l’ipotesi di inviare un medico alla stazione spaziale e si è preferito dare una terapia anticoagulante. Ma la ricerca continua. La chirurgia in microgravità è stata provata sulla coda di topi, mentre la laparoscopia, procedura che esamina e ripara organi dell’addome è stata sperimentata in microgravità, negli animali. Non basta. Leonid Ivanovich Rogozov nel 1961 a 27 anni venne aggregato come medico ad una spedizione di esplorazione dell'Antartico.

Nella lunga notte antartica si ammalò di appendicite, si fece la diagnosi, si curò con antibiotici. Ma non fu sufficiente. Serviva un intervento. Rogozov, in posizione semi seduta con l’aiuto di uno specchio iniziò ad operarsi. L’intervento durò 1 h e 45 m. Si salvò. Il futuro dei voli spaziali, le basi lunari e poi i voli verso Marte si svilupperanno solo con una rinnovata e innovativa medicina spaziale.

Antonio Barracca

(Cagliari)

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