Nell’ambito del Festival ViaConvento, l’Amministrazione comunale dal 12 al 14 dicembre, chiama a Quartu, per la seconda volta in un anno, alcuni scrittori di lingua minoritaria per una tre giorni di confronto speciale. È il turno dei friulani e dei ladini, ma, oltre agli autori di lingua sarda, anche i creativi di lingue che sono una minoranza alloglotta nella minoranza isolana: il ligure di Carloforte e Calasetta e il catalano di Alghero. Obiettivo: la crescita delle produzioni editoriali nelle 12 lingue minoritarie riconosciute dalla Repubblica Italiana, lo scambio di buone prassi, la condivisione delle difficoltà e dei successi per migliorare l’intero settore.

I problemi delle letterature di minoranza si assomigliano in tutta Europa: problemi di standardizzazione, alfabetizzazione scolastica, calo del numero dei parlanti, scarsa presenza nei media, rischio di folclorizzazione. Il Comune, adottando una prospettiva europea, chiama gli scrittori in prima persona a fare proposte senza offrire soluzioni preconfezionate: l’officina, il laboratorio, il cantiere. Work in progress senza concedere troppo allo spettacolo e all’autocelebrazione. Più che un festival, un ritrovo per chi vuole impegnarsi e dare una mano di aiuto. Le lingue minoritarie non scompaiono all’improvviso: si indeboliscono gradualmente, quando smettono di essere utilizzate per trasmettere conoscenze, raccontare la storia, immaginare il futuro.

È da questa consapevolezza che nasce la seconda edizione dell’Officina delle Lingue Minoritarie, in programma a Quartu Sant’Elena - negli spazi della Sala dell’Affresco dell’Ex Convento dei Cappuccini, da venerdì 12 a domenica 14 dicembre - all’interno di ViaConvento. Una tre giorni pensata non per celebrare nostalgicamente il passato, ma per lavorare in modo concreto sulla vitalità delle lingue locali d’Europa. La rassegna riunisce autori, traduttrici, ricercatori, lettori e musicisti che operano quotidianamente con queste lingue e che conoscono da vicino la loro fragilità. Le analisi internazionali sono chiare: quando mancano strumenti editoriali adeguati, spazi mediatici, percorsi educativi e norme condivise; quando la comunità dei parlanti invecchia e la percezione pubblica tende a ridurre queste lingue a elementi folclorici, il rischio di regressione diventa alto. In questo contesto l’idea di una ‘officina’ assume un valore concreto e al contempo simbolico: è un luogo dove si sperimenta, si adattano strumenti, si progettano nuove forme espressive per immaginare i mattoni linguistici che cementano il mondo di oggi e di domani.

Le lingue minoritarie, per restare vive, necessitano infatti di un lavoro costante: nuovi testi, audiolibri, produzioni multimediali, modelli narrativi capaci di riportarle al centro del presente, in divenire, e non relegarle a un patrimonio immobile. La manifestazione si muove su tre obiettivi principali: riconoscere le lingue minoritarie come patrimonio attuale, in grado di generare pensiero e partecipazione civica; favorire la condivisione di strumenti editoriali, tecnologici e performativi, indispensabili per far circolare le parole in contesti oggi non raggiunti; costruire reti solide tra autori, editori, associazioni e pubblico, perché una lingua può essere considerata viva solo se sostenuta da una comunità attiva.

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