Achille Occhetto è sicuramente uno dei grandi protagonisti della storia politica della Prima Repubblica. È , infatti, l’ultimo segretario del Partito comunista italiano, ispiratore della cosiddetta “svolta della Bolognina” che ha portato alla nascita, nel 1990, del Partito democratico della sinistra.

Negli ultimi anni ha cercato di tenersi lontano dalla bagarre che caratterizza l’agone politico nostrano, affidando il suo pensiero alla scrittura, a libri in cui emerge la volontà di Occhetto di riflettere su cosa significhi oggi, nel tempo presente, fare politica e impegnarsi in nome di un ideale, di un progetto, oppure, più prosaicamente, per il bene comune. È quanto emerge anche dall’ultima fatica del fondatore del Pds, "Perché non basta dirsi democratici” (Guerini e Associati, 2022, pp. 200), libro che è allo stesso tempo un testamento spirituale e politico, l’elaborazione di un lutto per la sconfitta subita dal movimento socialista nel corso del Novecento e un lascito politico per le generazioni future.

Punto di partenza del discorso di Occhetto è che le illusioni solo in parte realizzate dal socialismo democratico e affossate dal socialismo reale rappresentato dall’Unione Sovietica mantengono ancora una loro validità e tutto il loro valore di tentativo, coraggioso e per ora sfortunato, di realizzare una giustizia sociale. Diventa quindi fondamentale – ed è questo il punto di partenza del libro - conoscere a fondo cosa è stato il socialismo, nelle sue intenzioni più virtuose e meno conflittuali, per poi provare a comprendere meglio come ci può aiutare ad affrontare i problemi del presente, per costruire un futuro migliore.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

L’ottica, quindi, è quella di chi considera il socialismo non come esperienza del Novecento, oramai chiusa perché fallimentare, ma come una forma di pensiero e di interpretazione della realtà e della società di cui il mondo e gli esseri umani hanno assolutamente bisogno per non essere schiacciati dalle logiche del capitalismo, della globalizzazione e della digitalizzazione tecnologica. Perché, come scrive Occhetto, se in una democrazia la libertà non coincide con l’uguaglianza di tutti gli esseri umani, allora non basta più dirsi democratici. Non è sufficiente. Bisogna trovare, per risolvere l’eterna questione sociale in cui siamo immersi, una narrazione nuova, oppure antica, o ancora che sia un mix di passato e presente come scrive l’autore: “Poco importa se le generazioni future chiameranno questa narrazione ‘socialismo’. Quello che oggi conta è che chi si sente erede di quella tradizione, sia esso socialista, comunista, democratico di sinistra o genericamente progressista, sappia riallacciare il discorso tra passato, presente e futuro”.

Per Occhetto la strada da seguire è quella di un socialismo capace di intrecciarsi con le questioni più pressanti del presente dando vita a un’idea rinnovata: l’ecosocialismo.

Libertà, uguaglianza ed ecologia devono quindi confluire in una forma unica di pensiero. Deve emergere la consapevolezza che la soluzione del problema del cambiamento climatico investe l’intera economia, l’insieme degli attori pubblici e privati e della società civile. Può essere realizzata solo rinunciando a una concezione che mitizza guadagno immediato e realizzando una sintesi alta e virtuosa tra questione sociale e questione ambientale. Una sintesi ecosocialista.

© Riproduzione riservata