Parigi, il ricordo degli eroi della rivoluzione sarda e la rassegna dedicata ai corti realizzati nell’Isola
Per il pubblico francese una panoramica delle produzioni cinematografiche più recenti provenienti dalla SardegnaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La Sardegna a Parigi tra cinema e storia. Alla Maison de l’Italie (Boulevard Jourdan) stasera (lunedì 22 settembre) alle 18.30 la rassegna “Visioni sarde à Paris”, organizzata da “Sardos in Paris”, che offre al pubblico francese una panoramica delle produzioni cinematografiche più recenti provenienti dall’isola. L’attenzione è rivolta a nove cortometraggi.
«La serata rappresenta - spiega il presidente dell’associazione Walter Boi - un primo passo verso la creazione di una programmazione annuale di cinema sardo a Parigi, con l’intento di rafforzare il dialogo culturale tra la Sardegna e la Ville Lumiere».
Il 24 settembre, nel cimitero di Père-Lachaise, l’omaggio ai patrioti sardi della Sarda Rivoluzione. La cerimonia, nel segno del ricordo, avrà inizio alle 11. È un’iniziativa organizzata dalla ricercatrice Adriana Valenti Sabouret e dall’associazione Sardos in Paris con la collaborazione delle associazioni dei Sardi del Québec, del Canada e della Svizzera, dell’Assemblea Nazionale Sarda (Ans) e il sostegno istituzionale della Regione Sardegna, del Comune di Parigi, dell’Istituto Italiano di Cultura e del Consolato Generale d’Italia nella capitale francese. Davanti alla tomba di Michele Obino, amico del leader Giovanni Maria Angioy, figura chiave della lotta antifeudale in Sardegna alla fine del XVIII secolo, viene inaugurata una targa commemorativa.
Obino, sacerdote e teologo, nato a Santulussurgiu, fu esule a Parigi, nella seconda metà del Settecento, e stretto collaboratore di Angioy. Contribuì a diffondere la memoria della lotta dei sardi per la libertà e la giustizia. Giovanni Maria Angioy, con radici a Bono, è ricordato come leader della cosiddetta “Sarda Rivoluzione”, movimento antifeudale che nel 1794–1796 cercò di riformare l’Isola e difendere i diritti della popolazione non riconosciuti dai “dominatori” piemontesi.