È stato appena ripubblicato, a distanza di novant’anni, “Giorni di guerra” il diario del soldato Giovanni Commisso, non ancora scrittore, impegnato nei fronti del primo conflitto mondiale. “Ora – annota l’autore di “Capricci italiani” - partivo per fare il soldato sul serio e forse anche la guerra. Venni destinato a un reggimento del genio di residenza a Firenze. I sergenti della mia compagnia erano così brutti e bestiali da costituire un tipo umano al quale non ero abituato”. I fantasmi di quella guerra, “un’orrenda carneficina che disonora l’Europa” nelle parole di Benedetto XV, si ripresentano, come monito per il presente (con altre orrende carneficine in tanti fronti del mondo), nel libro “Il Capitano. Emilio Lussu: Il Carso, l'Altopiano e il Piave che non ha mai raccontato” di Stefano Aluisini e Ruggero Dal Molin (per i tipi di Itinera progetti). Un’opera solida e robusta, con particolari inediti su Lussu e sui sassarini. 250 pagine di testo e 745 note, In più, 205 pagine iconografiche con ben 350 foto, rare e preziose.

"L'orrenda carneficina"

Aluisini e Dal Molin (custodi dello straordinario archivio fotografico Dal Molin di Bassano del Grappa) avvertono che “grazie ad altri occhi e ad altri orecchi che videro e udirono quanto lo scrittore allora vide e udì, ma scelse di non raccontare, rileggiamo un Emilio Lussu a tratti sconosciuto. Ma soprattutto, grazie a un vasto apparato fotografico, ripercorriamo tutti i campi di battaglia nei quali fu protagonista rivedendo sovente anche i volti di chi allora gli fu vicino, rileggendo così “in chiaro” e per intero tutti i suoi tre anni e mezzo di guerra, dal Carso all’Altopiano, dalla Bainsizza a Caporetto, dai “Tre Monti” al Piave”. Un quadro ampio, sospeso tra l’umanità che spesso affiora nella vita in trincea e la disumanità della guerra (c’è anche la viltà degli alti comandi), arricchito dalle memorie di amici e compagni d’armi del “Cavaliere dei Rossomori”. “E sono queste memorie – spiegano gli autori – a svelare alcune delle pagine mancanti di “Un anno sull’altipiano”. Così leggiamo dell’Emilio Lussu spintosi sotto i reticolati del nemico per aprirvi un varco con gli esplosivi o impegnato negli assalti contro le mitragliatrici, o di quando tenne la retroguardia durante i giorni bui della ritirata di Caporetto o resistette al centro di un quadrato di baionette sul Piave, aprendosi poi il passo combattendo con i suoi soldati”.

Teresa Nardini

 Fatti che si aggiungono a quelli già in luce nell’opera pubblicata per la prima volta a Parigi nel 1938 e poi da Einaudi nel 1945: “Lungo questo sentiero – sottolineano Aluisini e Dal Molin – ci hanno accompagnato anche i ricordi della famiglia Guerrato-Nardini di Bassano del Grappa, presso la quale Emilio Lussu trascorse con Alfredo Graziani alcuni dei momenti di riposo dal servizio in prima linea nelle trincee del vicino Altopiano, istanti spesso immortalati dalla Kodak dell’amico. Da questi frammenti di vita emergerà in tutta la sua statura umana proprio l’indimenticabile figura di Teresa Nardini, una donna a dir poco speciale, legata a Lussu da un’amicizia e da un affetto incrollabili, disposta a tutto pur di aiutare in prima persona i soldati della “Sassari” e le loro famiglie, tanto durante la guerra quanto nei difficili anni che ne seguirono”. C’è anche quella che Aluisini e Dal Molin definiscono “la sottile traccia dell’amore coltivato da Emilio verso una fanciulla sconosciuta, destinato a morire tra le trincee dell’Altopiano con uno dei migliori amici dello scrittore, non senza un ulteriore alone di mistero”.  Il libro, che mette in evidenza anche l’eterna riconoscenza del Veneto nei confronti degli “intrepidi sardi”, nasce nel fertile campo dei rapporti tra l’archivio Dal Molin e il comune di Armungia nel nome di Emilio Lussu e della sua vita esemplare tra fronti e frontiere.

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