Un grande scrittore come Marcel Proust diceva che "il vero viaggio non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi". Tante volte, infatti, ci affanniamo alla ricerca di mete esotiche, ci lasciamo affascinare da tour operator che ci offrono avventura e misteri dall'altro capo del globo quando poi abbiamo ancora tanto da scoprire a casa nostra. Luoghi carichi di storia, avvolti nella leggenda, al centro di racconti straordinari dove fiaba e realtà si sono legati nel corso dei secoli in maniera a volte inestricabile e per questo ancora più affascinante. È quello che ci dimostra Massimo Polidoro nel suo "Atlante dei luoghi misteriosi d'Italia" (Bompiani, 2018, pp. 190, anche ebook), volume realizzato a quattro mani con l'illustratore Francesco Bongiorni. Un libro nato prima di tutto dalla lunga esperienza a contatto con misteri ed enigmi di Massimo Polidoro come ci racconta lo stesso autore:

"In effetti mi occupo da anni di questi argomenti nell’ambito della CICAP (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze), associazione nata quasi trent'anni fa su iniziativa prima di tutto di Piero Angela. Nella mia attività mi è capitato molto spesso di dover andare in luoghi considerati misteriosi per fare indagini e ricerche. A darmi la spinta definitiva per il libro è stato però Francesco Bongiorni che ha poi illustrato tutto il libro. Assieme abbiamo pensato di parlare di luoghi reali, autentici, a cui sono legate storie che possono essere più o meno fondate, ma proprio per questo sono belle da raccontare e anche da mettere al centro di una indagine".

Il mistero a cui si richiama il libro si collega quindi all'idea che bisogna andare e scoprire cosa c'è dietro quei luoghi e le storie che li accompagnano, insomma...

"Esatto, il mio approccio e quello del CICAP è di essere sempre curiosi, di andare alla ricerca della spiegazione delle cose. A volte la spiegazione non c'è ma non per questo vuol dire che ci siano di mezzo fattori soprannaturali. Semplicemente, a volte, i misteri sono il frutto di leggende, tradizioni, folklore. Più che misteri sono favole ed è quindi bello che non possano essere svelati fino in fondo".

Quale Italia troviamo nel suo libro?

"Soprattutto l'Italia minore, meno conosciuta. Certo troviamo alcuni misteri che sono imprescindibili come quello legato al sangue di san Gennaro oppure la storia della Sindone. Però, il bello del nostro Paese è che ovunque ci sono luoghi da scoprire, spesso vicini a casa nostra e facili da indagare se siamo un po' curiosi".

Ma gli italiani sono curiosi di scoprire il bello e il mistero che li circonda?

"Tutti siamo affascinanti dal misterioso che ci circonda e lo dimostra anche il successo di quei programmi tv che invece di spiegare i misteri li alimentano in maniera superficiale. Però negli incontri e conferenze che facciamo come CICAP ci sono molte persone che vogliono capire, andare a fondo, che sono affascinate dalle spiegazioni più ancora che dai misteri".

Tanta Sardegna nel suo libro. Ma che caratteristiche hanno i misteri sardi che troviamo nell'Atlante?

"Sono storie molto belle ma soprattutto molto diverse tra loro. Prima di tutto c'è la Tomba dei Giganti di S'Ena e Thomes. Come per molte sepolture antiche è un luogo che si presta a tante congetture ma senza arrivare mai a una certezza definitiva sul perché vennero realizzate in un determinato modo. È un discorso che vale in generale per i nuraghi, che per quanto siano studiati, sono ancora in parte misteriosi. Al mistero del luogo si aggiunge il fatto che queste sepolture sono molto grandi, tanto da far pensare che potessero essere state fatte per dei giganti. L'idea che siano esistite creature gigantesche risale al racconto della Bibbia, si è diffuso poi in tutta la mitologia e ancora oggi affascina gli uomini dato che sul web si trovano molte immagini di giganti, anche di giganti della Sardegna. Poi si scopre che le immagini presenti sui vari siti sono ritoccate con Photoshop ma comunque il mistero continua ad affascinare".

Dopo i giganti addirittura i draghi...

"Un drago: quello che secondo la leggenda avrebbe creato la voragine dei nuraghi a Baunei. Secondo la storia che si tramanda, a Baunei vi era un drago che divorava tutto e tutti e che si placava solo se gli venivano offerte delle vergini. Ad aiutare i disperati abitanti del luogo, giunse alla fine san Pietro che ingaggiò una terribile lotta contro l'animale, lotta nel corso della quale si scavò la voragine che alla fine inghiottì il drago. In questo luogo si intrecciano quindi leggende, tradizioni cristiane e il fascino di una natura che è un vero e proprio museo a cielo aperto, fatto di colate laviche, piccoli stagni. Visitando il luogo si trovano poi testimonianze delle tante culture, in primis quella nuragica, che si sono sviluppate in quella terra migliaia di anni fa. Insomma, un vero luogo da visitare se si è curiosi".

Per finire: davvero, come racconta nel libro, Tavolara è un piccolo regno?

"È la storia, un po' fiabesca, che chiude il libro. È la storia di Giuseppe che un giorno alla Tavolara vede arrivare alcuni sconosciuti. Uno dei nuovi arrivati si presenta dicendo 'Sono il re di Sardegna', al che l'uomo risponde 'Piacere, io sono il re di Tavolara'. Il nuovo venuto re lo era davvero, era Carlo Alberto di Savoia e prese in simpatia Giuseppe arrivando addirittura a concedergli il titolo di sovrano dell'isola. Questa è la storia che raccontano i discendenti di Giuseppe, secondo i quali ci sarebbe stata anche una pergamena con la nomina regia e delle foto con Carlo Alberto. Di questa documentazione non c'è traccia, però l'ultimo erede di Giuseppe gestisce un ristorante che è tutto incentrato su questa bella vicenda. Si definisce il re più povero del mondo, un re che ha però il privilegio di vivere in un luogo non solo misterioso ma soprattutto meraviglioso".
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