Orgogliosa della propria identità sarda, Maria Cocco sedette in Parlamento per oltre dieci anni. Le donne che oggi esercitano nella magistratura lo devono, in parte, a lei.

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Nata nel 1916 a Domusnovas, Maria Cocco è la maggiore di cinque figli. Sua madre ha la licenza elementare, e suo padre, già mitragliere nella Prima Guerra mondiale, è amministratore e poi giudice locale. Sono gli anni del fascismo e a casa si respira lo spirito dell’Azione Cattolica: la giovane Maria passa buona parte del tempo organizzando corsi e gruppi regionali.

GLI STUDI - A 19 anni si iscrive alla facoltà di Lettere dell’Università di Cagliari, e siede in aule dove le donne sono ancora in ridottissima minoranza. Nel gennaio del 1941, a 25 anni, arriva a Roma per lavorare alla tesi di laurea. Farà ritorno nella capitale tre anni più tardi, nel 1944, un viaggio decisivo per il suo futuro in cui si rafforza il marcato interesse per la politica. Tra gli archivi romani la Cocco incontra Maria Federici, veterana della Dc e prima presidente dei Centri Italiani Femminili. Al suo rientro in Sardegna diventa rappresentante per l’Isola nel Consiglio nazionale del Cif.

LE DONNE - Alla guida del Cif cagliaritano la Cocco organizza corsi di economia domestica rurale, di pedagogia ed educazione civica: al centro l’attenzione per il genere femminile e l’educazione, due temi che saranno una costante della sua lunga vita.

IN PARLAMENTO - Nel 1958 si candida ed è eletta nelle fila della Dc, quando in Parlamento siedono appena 28 donne. Il suo obiettivo è anzitutto un miglioramento delle condizioni di donne e bambini sardi, i più colpiti dalla povertà e dall’isolamento in una terra geograficamente e metaforicamente ai margini del Paese.

È grazie ad un suo emendamento che nel 1961 le donne cominciano ad entrare nelle aule dei tribunali nei ruoli di cancelliere e segretarie giudiziarie: l’emendamento viene infatti approvato, e la strada alla magistratura aperta.

LA MAGISTRATURA - È del 28 novembre la sua proposta di abrogazione della legge del 28 novembre del 1962, secondo cui le donne sono ammesse "a pari titolo degli uomini" ad esercitare tutte le professioni ma ad accezione di quelle che implicavano "poteri pubblici giurisdizionali, o l’esercizio dei diritti o potestà politiche, o che attengono alla difesa militare dello Stato".

La proposta è approvata alla Commissione Affari Costituzionali dopo una discussione di poco più di un’ora, e per superare il successivo scoglio al Senato la stessa Cocco va personalmente ad incontrare il ministro Medici, che in Commissione aveva espresso non poche riserve. La democristiana si presenta all’incontro a capo di una delegazione di donne, e non usa mezzi termini: la legge passerà comunque, con o senza il suo sostegno.

Il 6 marzo 1963 la proposta di Maria è legge: le donne hanno accesso alla magistratura. Oggi, a distanza di poco più di cinquant’anni, il genere femminile rappresenta oltre il 50% dei magistrati.

Maria Cocco resta in Parlamento sino al luglio del 1976, ricoprendo anche gli incarichi di Sottosegretario alla Sanità e alla Pubblica Istruzione. Muore all’età di 96 anni, il 16 gennaio 2013.

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