Un nuovo Papa è sempre una piccola rivoluzione all'interno del Vaticano, un mondo abituato a consuetudini che resistono da secoli. Una rivoluzione che può diventare pericolosa per troppe persone nelle alte sfere vaticane se il pontefice in questione, Ignazio, decide di cambiare veramente le cose, ficcando il naso negli intrallazzi dello Ior. A quel punto il nuovo arrivato diventa un pericolo, da eliminare ad ogni costo. A sventare il piano interviene però Gregorio l'archiatra pontificio, l'uomo che ha nelle mani la salute del pontefice e che diventa l'unico confidente di Ignazio all'interno di una curia ostile. A Gregorio il pontefice rivela di voler nominare una donna segretario di Stato vaticano, creandola cardinale, così da avviare un vero cambiamento all’interno della Chiesa. L'archiatra è sconvolto dalla rivelazione e si trova combattuto tra la fedeltà alla tradizione e il legame che si è stretto con Ignazio. Intanto i cardinali stanno organizzando le loro contromosse. Ma le riunioni dei "congiurati" si svolgono durante cene servite da suore che ascoltano e registrano tutto…perché per gli uomini di Chiesa spesso le donne sono invisibili.

Costruito come un vero e proprio libro giallo, La donna cardinale (Marsilio, 2020, pp. 112, anche e-book) emerge però pagina dopo pagina come un'indagine sul ruolo subalterno rivestito dalle donne, in particolare dalle religiose (suore e monache) all’interno della Chiesa. Autrice del libro è la storica Lucetta Scaraffia, per anni editorialista dell'Osservatore romano, di cui ha fondato e diretto dal 2012 al 2019 il mensile Donne Chiesa Mondo. A lei chiediamo da dove nasce la scelta di trattare un tema scottante come quello della discriminazione sessuale in ambito ecclesiastico in un romanzo:

"La forma del romanzo arriva più lontano, incontra più lettori. Di saggi sul tema della discriminazione e della violenza sessuale nella Chiesa ne ho già scritti in passato. Con il romanzo mi sono accorta di suscitare maggiore reazione e curiosità, di aver catturato un’attenzione che con i saggi non avevo ottenuto. E poi sotto forma di romanzo si gode di maggiore libertà. Si possono dire delle cose che sembrano inventate ma invece sono vere".

Per esempio?

"Per esempio, che in casa di vescovi e cardinali ci sono suore che hanno avuto esperienza di missione, magari sono donne grande cultura, ma che vengono sfruttate e che non sono minimamente considerate. Sono invisibili. E poi mi fa rabbrividire il fatto che vengano chiamate 'la famiglia del vescovo' oppure la 'famiglia del cardinale'. In una famiglia ci si siede a tavola tutti assieme mentre queste suore servono i pasti e poi magari mangiano in cucina. Ma questa è sola la punta dell'iceberg, perché c’è ben di peggio".

Ci sono quindi forme di discriminazione anche più evidenti?

"Quando dirigevo Donne Chiesa Mondo, il nostro mensile è diventato un punto di riferimento per moltissime religiose, che ci hanno rivelato quanto diffusa sia la violenza, soprattutto la violenza sessuale nei confronti delle donne che fanno parte della Chiesa. È un fenomeno che non sospettavo in queste dimensioni ma che colpisce persone che non possono difendersi, che hanno scelto di vivere all’interno della Chiesa e non hanno legami e appoggi al di fuori dell’istituzione. Donne che se fanno una denuncia non vengono nemmeno ascoltate all’interno delle istituzioni ecclesiastiche e vengono messe a tacere anche della loro superiori che temono ritorsioni da parte delle gerarchie".

Eppure, di queste violenze si parla veramente pochissimo, ancora meno dei casi di pedofilia all'interno della Chiesa. Come mai?

"Su queste violenze vige la consegna del silenzio perché si intrecciano con il tema dell'aborto. Giovani suore che hanno subito violenza da sacerdoti vengono fatte abortire. È questo quello che succede. E quindi abbiamo una Chiesa che fa la battaglia contro l'aborto e poi fa abortire le religiose. È una cosa di una gravità assoluta. Una cosa che dimostra come la Chiesa sia un sepolcro imbiancato, per usare le parole di Gesù".

Lei come ha vissuto la presa di coscienza di questa realtà?

"È un peso difficile da portare, da cattolica e credente. Ho parlato con molte di queste religiose e mi hanno riferito storie terribili. Le persone subiscono violenza e poi vengono distrutte, vengono fatte passare dalla parte del torto, come se la colpa fosse loro".

Ma come si esce da questo circolo vizioso?

"Imponendo la verità, come in alcuni casi si sta già facendo. In India, per esempio, due suore hanno denunciato un vescovo e hanno cercato di zittirle. Una parte della comunità cattolica però si è ribellata al silenzio e ha costretto la polizia a fare indagini. Ora il processo non si è ancora tenuto, le suore hanno dovuto pagare un prezzo altissimo per la loro denuncia, però della vicenda si è parlato e non è più possibile metterla a tacere del tutto. Insomma, è necessario portare a galla la verità perché queste donne che subiscono violenza hanno bisogno di speranza e di aiuto. Altrimenti, più vengono bastonate, meno denunciano i loro aguzzini".

Con papa Francesco le cose non sono un po' cambiate?

"Per le donne all’interno della Chiesa assolutamente non è cambiato nulla. C’è ancora l’obbligo del silenzio su queste vicende. Pensi che le violenze sulle suore vengono chiamate ‘relazioni romantiche’ e magari coinvolgono un vescovo settantenne e una ragazza di 20 anni. Su Donne Chiesa Mondo ne abbiamo parlato e infatti il mensile poi è stato chiuso".

Una situazione avvilente…

"Certo, anche se oramai la considero una mia battaglia. Quando ci si rende conto di determinate situazioni non si può non farsene carico, è un dovere morale. Nel momento in cui abbiamo parlato della violenza contro le religiose su Donne Chiesa Mondo ho ricevuto molti messaggi di suore che mi hanno detto grazie. Una ci ha portato addirittura un mazzo di fiori per ringraziarci. Insomma, non si può continuare a chiudere gli occhi di fronte a forme di violenza tanto gravi".
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