C’è stato un tempo in cui il mare era più che un ostacolo: era un nemico. C’è stato un tempo in cui le meraviglie dell’Asia erano lontane per gli europei come per noi oggi è distante la Luna, anzi Marte. C’è stato un tempo in cui navigatori coraggiosi al limite dell’incoscienza hanno tentato il tutto per tutto per raggiungere le Molucche, isole dell’Oceano Indiano piene di ogni meraviglia conosciuta, dalle spezie alle piante più rare, passando per le pietre preziose.

Questi intrepidi uomini di mare, degni compagni degli eroi di Verne e Salgari, sono i protagonisti del bel romanzo “Magellano e il tesoro della Molucche” (Rizzoli, 2022, pp. 222, anche e-book) scritto con vigoroso spirito avventuroso da Gianluca Barbera. Spunto di partenza realtà storica: nel Cinquecento erano da poco iniziati i viaggi attraverso gli oceani e il Nuovo Mondo era stato a malapena scoperto da Cristoforo Colombo. L’intero globo era diviso, però, tra le due più grandi potenze marittime dell’epoca, la Spagna e il Portogallo. Tra le sfere d’influenza spagnola e portoghese correva una linea immaginaria, che era vietato oltrepassare pena incorrere nel rischio di una guerra. Peccato che proprio dove correva la linea vi fossero le Molucche con i loro tesori, tanto desiderati dal re di Spagna. Che fare per accaparrarseli? Entrare in guerra contro il sovrano del Portogallo?

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Forse però, un’altra via esiste. Una via indicata da un navigatore temerario come pochi, ma come pochi misterioso e imperscrutabile: Ferdinando Magellano. Pur essendo portoghese Magellano ha deciso di offrire alla Spagna i suoi servigi e suggerisce di tentare di raggiungere le Molucche non circumnavigando l’Africa e attraversando le acque controllate dai portoghesi. No, Magellano è convinto che la Terra sia tonda e suggerisce di puntare verso ovest, passare sotto il continente scoperto da Colombo e giungere così in Asia.

Molti pensano che il navigatore portoghese non sia solo un temerario, ma un vero e proprio folle, un pazzo che sostiene di conoscere un fantomatico passaggio segreto a sud della Americhe. Coraggioso o privo di senno, il re di Spagna gli concede delle navi scalcagnate e un gruppo di marinai disperati per la sua impresa. È l’inizio del primo viaggio attorno al mondo, il cui racconto Barbera affida alle parole e alla scrittura del vicentino Antonio Pigafetta, lo scrivano di bordo e uno dei pochi in cui Magellano ha fiducia fino in fondo. E uno dei pochi a cui il grande navigatore mostra una porzione del suo animo tormentato e bramoso di gloria.

Inizia così il racconto di un viaggio di cui nessuno conosce la durata e la rotta precisa, un viaggio attraverso il più spaventoso degli oceani. Un’impresa in cui Magellano e Pigafetta al suo fianco affronteranno tempeste, mari ghiacciati e ammutinamenti. E incontreranno tribù bellicose, guerriere intrepide e magnifiche, luoghi di sogno e altri da incubo.

È lo stesso Pigafetta a confermarcelo introducendo il suo resoconto: “Quello che udirete è il racconto di un pugno di uomini intrepidi (non degli stinchi di santo, sia chiaro) che attraversarono tutti gli oceani conosciuti, e anche quelli sconosciuti, portando a compimento un’impresa che nessun altro prima di loro aveva mai tentato: circumnavigare il globo terracqueo dimostrando una volta per tutte che la Terra è rotonda. Se siete pronti a partire per i mari dell’avventura, ecco allora il libro per voi.

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