L’amore ci sorprende a ogni età
Il nuovo, intimo romanzo di Emanuele TreviPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
È una nonna dai tratti di dea arcaica, Peppinella, la protagonista del romanzo breve di Emanuele Trevi intitolato Mia nonna e il Conte (Solferino, 2025, pp. 128, anche e-book).
Peppinella è una perentoria matriarca calabrese che, come una regina, vive riverita da due dame di compagnia – Delia e Carmelina – ma che al pari di ogni donna del popolo guarda Beautiful al pomeriggio. Nel suo giardino il nipote Emanuele trascorre – immerso nei libri – le interminabili estati della giovinezza. Emanuele legge e osserva la nonna che con il passare del tempo sembra subire una incredibile trasformazione: «Come certe ragazzine così timide e ritrose da sembrare anonime, che svelano il loro fascino al momento giusto, nel giro di un’estate, a sedici o diciotto anni, iniziando a raggiare alla maniera di astri appena scoperti nella carta del cielo, mia nonna diventò bellissima dopo gli ottanta» scrive Trevi. Ed è in questa tardiva estate della propria vita che un bel giorno Peppinella si vede comparire davanti addirittura un Conte, anch’egli ultraottantenne e studioso della storia borbonica, che le porge un mazzetto di fiori e chiede il permesso di attraversare la sua proprietà, per accorciare il percorso da casa al paese. Passaggio dopo passaggio, giorno dopo giorno, saluto dopo saluto tra Peppinella e il Conte fiorisce un affetto inaspettato, tardivo, privo di ansie e pretese, gratuito. Emanuele diventa così testimone attento del loro sentimento che i due vivono con soave inconsapevolezza «come se fossero rinchiusi in una sfera di cristallo, custodivano un segreto inaccessibile, la formula di un incantesimo di cui entrambi, a loro insaputa, possedevano la metà necessaria a completare l’altra» scrive non a caso Trevi che con Mia nonna e il Conte restituisce e trasfigura una narrazione famigliare sospesa tra il quotidiano e l’eterno, intessuta di uno struggente sentimento del tempo.
A Emanuele Trevi chiediamo quale è stata la spinta a scrivere un romanzo così pieno di intimità e di spirito:
«Le cose di cui parlo nei miei libri a un certo punto affiorano dalla memoria, mi ci concentro sopra e se sento la possibilità di raccontarle in modo interessante mi metto a scrivere. Non tutto quello che si ricorda è interessante per i lettori, bisogna pensare a sé stessi dall'esterno, per così dire. Credo che questo valga anche per le opere di immaginazione, delle quali non ho una grande esperienza diretta».
Che tipo di personaggio è Peppinella, come lo potremmo definire?
«È un personaggio legato al narratore da un profondo amore, un amore familiare atavico e irrazionale come spesso capita nelle famiglie del Sud, ma forse in tutto il mondo è lo stesso. Ho voluto darle l'aspetto di una specie di regina o, meglio, di dea casalinga, di figura protettrice».
Che tipo di rapporto nasce tra lei e il Conte?
«Io parlo di amore, un amore nato nell'estremo crepuscolo della vita, quando le persone in genere non si aspettano più nulla. Comunque la si voglia definire, la loro è una relazione che produce un miracolo: se non possono fermare il tempo, possono creare l'illusione di rallentarlo, e questa illusione diventa la loro realtà».
In che modo il giovane nipote Emanuele guarda a questa relazione?
«Avendo vent'anni, il nipote guarda alla nonna e al Conte come a due prodigi umani, perché alla sua età le relazioni amorose sono molto più complicate e in fin dei conti infelici, pieni di sentimenti di inadeguatezza, di bisogni inespressi, di proiezioni e gelosie. I vecchi invidiano i giovani, ma hanno dimenticato quanto è difficile essere giovani».
Davvero l'amore non ha età?
«Mi riesce sempre difficile ricavare una regola generale dalle cose che scrivo, perché riguardano persone reali, uniche e irripetibili, e non si può ricavare niente di universale dal loro destino. Però, riguardo alla sua domanda, ho conosciuto moltissime persone che si sono innamorate dopo gli 80 anni».