La moda piange Emanuel Ungaro, il couturier che "amava le donne", come lui stesso precisava in un'intervista. Ungaro, malato da tempo, è morto sabato sera nella sua casa di Parigi. Una fine senza clamore, circondato dall'affetto della famiglia.

Dalle passerelle si era allontanato molti anni fa, una decisione presa anzitempo, nel 2004.

Pur essendo nato nel 1933 in Francia, Ungaro aveva sangue italiano nelle vene. Sue padre era un sarto pugliese, di Francavilla Fontana, fuggito oltralpe per scampare al fascismo.

La moda era quindi nel dna del piccolo Emanuel, che già a pochi anni aveva ricevuto in dono una macchina da cucire. Il suo legame con l'Italia si è poi rafforzato dopo l'addio alla moda, quando Ungaro ha trascorso lunghi periodi a Roma, dove ha acquistato e restaurato un palazzo cinquecentesco.

In un' intervista al settimanale Paris Match dove aveva svelato la sua decisione di lasciare l'haute couture, Ungaro aveva ironizzato dicendo di non volere "statue e musei" dedicati a lui. "Mi sento vivo'', aveva affermato, e ''guardo avanti''.

Ungaro aveva ceduto nel 1996 il controllo della sua maison al gruppo Ferragamo. Aveva fondato la sua maison nel 1965 a Parigi, "fiero di essere francese" e riconoscente nei confronti del paese che aveva accolto suo padre sarto "in fuga dalla dittatura di Mussolini".

"L'Italia - affermava - è bella, vibrante e mi coinvolge. Ma la mia città è Parigi. L'Italia sarà il mio scalo, la mia dolce vita".

Sposato con Laura Bernabei e padre di una figlia, Cosima, Ungaro era orgoglioso della descrizione di "stilista che ama le donne": "perché non lavoro su un'idea ma sul corpo in movimento con le sue forme e la sua realtà", spiegava.

(Unioneonline/v.l.)
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