C’è un’America che non ha nulla a che fare con Julia Roberts e George Clooney, con Hollywood e le notti infinite di New York e Los Angeles. È l’America che si scopre viaggiando coast-to coast e che ci viene raccontata dai giornalisti Maria Teresa Cometto e Glauco Maggi nel loro “Qui non è Nuova York” (Neri Pozza, 2024, pp. 272, anche e-book).

In circa cento giorni Cometto e Maggi hanno percorso 32mila chilometri, spostandosi prima da New York a Portland (Oregon) e ritorno, su due diverse rotte lungo gli stati settentrionali; poi da New York a San Diego (California), scendendo prima in Georgia lungo l’Atlantico e attraversando gli stati meridionali. Scopo del viaggio: incontrare l’America di mezzo, l’«Altra America», la più lontana dai luoghi battuti dai turisti italiani, ma la più vicina al cuore vero della grande nazione. Una nazione ben diversa da quella che si legge o si vede abitualmente sui media mainstream e che probabilmente determinerà con il proprio voto l’esito dello scontro per le presidenziali del 5 novembre tra Kamala Harris e Donald Trump.

Nel loro lungo spostamento i due giornalisti, marito e moglie e residenti negli States da un quarto di secolo, si sono lasciati avvolgere dal fascino di luoghi sospesi nel tempo. Hanno incrociato le foreste del Washington State con i pini cresciuti sui tronchi degli alberi segati un secolo e mezzo fa per costruire la Ferrovia del Grande Nord e siti storici dimenticati, come The Lost Colony, la colonia inglese fondata nel 1585 sull’isola di Roanoke, North Carolina, e misteriosamente scomparsa. Nel libro troviamo poi curiosità architettoniche, come il campus della Università del Texas a El Paso, disegnato come i templi del Buthan, paesaggi unici, come i crateri della Luna in Idaho e bellezze inattese, come il Crystal Bridges Museum immerso nei boschi di Bentonville, Arkansas, la capitale del gigante dei supermercati Walmart.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Il libro però è fatto soprattutto di incontri con persone, di squarci di umanità di un’America sorprendentemente sfaccettata. Ci rendiamo allora conto di come gli Stati Uniti restino una nazione ben poco conosciuta e ancora di più incompresa alle nostre latitudini, nonostante la cultura e lo stile di vita americani abbiano profondamente influenzato l’Europa e soprattutto l’Italia dopo la Seconda guerra mondiale. Eppure, ci si ferma agli stereotipi: gli americani armati tutti fino ai denti senza magari sapere che la metà delle armi in circolazione in America è posseduta dal tre per cento della popolazione. Oppure misuriamo gli States con i parametri europei senza renderci conto che si tratta di un Paese sconfinato, poco abitato e ancora selvaggio in molte sue aree e ben diverso dall’ambiente pesantemente influenzato dalla presenza umana che è tipico dell’Europa. Insomma, nella maggior parte dei casi non abbiamo gli strumenti giusti per interpretare quello che accade in America, i grandi cambiamenti che stanno interessando questa nazione negli ultimi anni. Maria Teresa Cometto e Glauco Maggi provano ad offriceli presentando tante situazioni, idee, persone. Testimonianze del passato più buio dell’America, come il nuovo Museo del linciaggio a Montgomery, Alabama. Squarci di speranza come la storia di Opal Lee, la novantaseienne afroamericana che da Fort Worth, Texas, ha marciato fino a Washington per rendere festa nazionale il giorno della liberazione dalla schiavitù. E innumerevoli pezzi d’Italia, senza contare i tantissimi italiani di nuova immigrazione incontrati ovunque, come gli scienziati del Nasa Jet Propulsion Laboratory a Pasadena, California, o gli insegnanti della nostra lingua, considerata cool nei campus universitari delle città più sperdute.

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