Giuseppe Ignazio Loi «ambasciatore di bellezza» alla Milano Fashion Week. Su di lui, il pastore protagonista di “La vita va così” di Riccardo Milani, che si rifiuta per decenni di vendere la sua terra a un potente gruppo immobiliare, sono accesi i riflettori della Alghero di Antonio Marras, che lo trasforma in rappresentante di quel fascino che conquista gli intellettuali inglesi del circolo Bloomsbury. Ma soprattutto in simbolo dell'amore per le proprie origini e la propria terra.

Contaminazione culturale ed estetica, immaginario collettivo, storia dell’arte, identità e quindi capacità di ridurre i pregiudizi verso lo straniero o il diverso, sono gli ingredienti della sfilata che lo stilista algherese ha portato in scena nella capitale italiana della moda. 

Centro di ogni cosa è la Sardegna, crocevia di culture, depositaria di tradizioni di popoli di passaggio. Per questo nella sfilata vengono utilizzati pezzi originali dei costumi tradizionali sardi «troppo belli per essere rivisitati, troppo importanti per non essere condivisi»: «Perché la bellezza è di tutti e tutti ne devono essere i beneficiari», spiega Marras.

La sfilata di Antonio Marras (foto concessa di Daniele Oberrauch / Gorunway.com)
La sfilata di Antonio Marras (foto concessa di Daniele Oberrauch / Gorunway.com)
La sfilata di Antonio Marras (foto concessa di Daniele Oberrauch / Gorunway.com)

Lo stilista immagina che la sua Alghero incanti personaggi del calibro degli scrittori Virginia Woolf, D.H. Lawrence e sua moglie Frieda, ma anche della neozelandese e comune amica Katherine Mansfield, una delle più influenti e importanti autrici del movimento modernista, morta di tubercolosi a soli 34 anni in Francia. Alghero diventa il luogo perfetto per combattere l'insofferenza all'etichetta imposta dalla società vittoriana del tempo con un profondo anticonformismo, l’onestà intellettuale e il credo pacifista, una propensione verso idee rivoluzionarie nell'arte e nella sessualità, la genialità e la necessità della bellezza come stile di vita. 

La sfilata di Antonio Marras (foto concessa di Daniele Oberrauch / Gorunway.com)
La sfilata di Antonio Marras (foto concessa di Daniele Oberrauch / Gorunway.com)

La sfilata di Antonio Marras (foto concessa di Daniele Oberrauch / Gorunway.com)

Un incontro, quello tra gli scrittori e Alghero, che nasce dalla grande immaginazione di Marras visto che D.H. Lawrence, scrittore, poeta, drammaturgo, saggista e pittore britannico, considerato tra le figure più emblematiche del XX secolo (tra i suoi romanzi più celebri "L'amante di Lady Chatterley" e "Figli e amanti", "Donne in amore" e "Mare e Sardegna”)  con la moglie Frieda von Richthofen, figlia del ricchissimo barone tedesco Friedrich, era stato in Sardegna per nove giorni a gennaio del 1921 purtroppo senza visitare Alghero:  «Noi abbiamo voluto ridare giustizia a questa mancanza con la fantasia, invitando non solo loro ma tutto il Circolo Bloomsbury, capace sicuramente di apprezzare un luogo magico come Alghero».

La sfilata di Antonio Marras (foto concessa di Daniele Oberrauch / Gorunway.com)
La sfilata di Antonio Marras (foto concessa di Daniele Oberrauch / Gorunway.com)
La sfilata di Antonio Marras (foto concessa di Daniele Oberrauch / Gorunway.com)

Il circolo nacque come un’assemblea sociale informale di neolaureati dell'Università di Cambridge che si incontravano nel quartiere di Bloomsbury a Londra. Da questa unione di cervelli nasceranno opere che hanno influenzato la letteratura, l'estetica, la critica e l'economia, come anche il femminismo, il pacifismo e la sessualità umana.

Ebbene, proprio per vestire tutti i personaggi della storia di chi arriva, di chi si incontra, di chi abita, di chi resta e di chi parte, vengono utilizzati colori soffusi delicati, sussurrati e morbidi. Lilla, cadmio, rosa, oro, ecrì, violet, cioccolato, prugna, crema, polvere, bronzo insieme al nero stinto, e poi il color sabbia.

La sfilata di Antonio Marras (foto concessa di Daniele Oberrauch / Gorunway.com)
La sfilata di Antonio Marras (foto concessa di Daniele Oberrauch / Gorunway.com)
La sfilata di Antonio Marras (foto concessa di Daniele Oberrauch / Gorunway.com)

Tra i tessuti spiccano check, righe jacquard, damaschi, pizzo, quadri, pelliccia ecologica, pois, gessato, galles, cornelly, geometrici, sprazzi di rose, tappezzerie scolorite. Ovunque fiori e bouquet, ma non mancano volant, drappeggi, pieghe e moulage, intarsi e patch. Le linee, che si incastrano e si sovrappongono, sono scivolate e suadenti ma anche androgine e affascinanti. In passerella sfilano grandi vestaglie degne di una diva di Hollywood alla Gloria Swanson e vestaglie da uomo alla Hercule Poirot di Agatha Christie. Tailleur maschili e abiti da gran soirée, oppure abiti da cocktail e completi pigiama. Grandi caban e giacchine sagomate. Pelle, jeans, maglieria che sembra un ricamo e pezzi ricamati a filo preziosissimi che sembrano disegnati ad acquarello.

Tutto per rompere quelle regole dell'etichetta tanto detestata, per mischiare differenti stili e tradizioni, per creare cortocircuiti e uno stile riconoscibile e personale.

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