Una grande scrittrice come Virginia Wolf l’ha definita “l’artista più perfetta tra le donne” mentre un maestro della poesia come D.H. Lawrence la considerava “davvero inglese, nel senso più mediocre e snob del termine”. Rudyard Kipling le ha dedicato un racconto mentre Mark Twain non ha avuto mezze misure: «Ogni volta che leggo Orgoglio e pregiudizio mi viene voglia di dissotterrare Jane Austen e di colpirle il cranio utilizzando la sua tibia».

Tra fan e detrattori una cosa è certa: a duecento anni dalla scomparsa della grande scrittrice inglese nessuno ha influenzato come Jane Austen il modo di raccontare sentimenti e relazioni nei feuilleton, nel romanzo d’appendice e poi al cinema e in TV. Non certo a caso nel 1996 la rivista Vanity Fair scriveva che “lo scrittore più di moda nello show business non è John Grisham e Michael Crichton, ma Jane Austen”. Jane Austen oggi sarebbe ricchissima grazie alle royalties per lo sfruttamento, palese e occulto, dei suoi romanzi. La scrittrice inglese ha ispirato, per esempio, Helen Fielding nella creazione della saga dedicata a Bridget Jones e anche i libri di Sophie Kinsella sono spesso una versione modernizzata dei capolavori della Austen. Non parliamo poi del cinema e della Tv…

Una popolarità, quella della Austen, che non accenna a diminuire col passare del tempo ma che fa a pugni con un’altra realtà sotto gli occhi di tutti: Jane Austen è un mistero. Di lei e della sua vita si sa pochissimo. Ad aumentare gli enigmi il fatto che l’amatissima sorella Cassandra abbia bruciato la maggior parte delle lettere scritte dalla romanziera. Un falò, secondo molti, per celare al mondo l’animo di Jane, le sue passioni, le sue idee. Un eccesso di pruderie che ha fatto sì che un nipote della Austen abbia iniziato la biografia della oramai celebre zia con questo poco invitante incipit: “La sua vita fu singolarmente povera di eventi. Il suo quieto corso non fu interrotto che da pochi cambiamenti e da nessuna grande crisi”.

Ma fu veramente così piatta la vita di Jane Austen, pur avendo vissuto i 41 anni della sua esistenza (1775-1817) in una delle epoca più turbinose della storia mondiale dato che la Rivoluzione francese e Napoleone sconvolgevano l’Europa? Ed è poi possibile che un’autrice che ha saputo così bene investigare le contraddizioni dell’animo umano e della società inglese non abbia nulla da dirci come persona?

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Diego Saglia, docente di Letteratura inglese all’Università di Parma, nel suo saggio I mondi di Jane Austen (Carocci editore, 2024, pp. 240) prova a scandagliare l’inafferrabile personalità della grande scrittrice tracciando i confini del suo mondo, ovvero dei suoi mondi. Esplora la realtà conosciuta e rappresentata dalla romanziera e identificando piste e tracce utili a ripercorrerla.

Sulle tracce di Jane Austen, il libro propone approfondimenti sul contesto storico, le istituzioni, gli orizzonti internazionali e globali, la sfera locale, le prassi religiose, l’idea di identità nazionale, le città e le campagne, i modi di spostarsi e viaggiare, gli uomini e le donne nel loro ambiente sociale, il denaro, gli svaghi e la cultura, e infine il campo letterario ed editoriale. Impossibile, per esempio, comprendere la grande autrice se non si indagano le sue origini, dalla nascita nel 1775 in un piccolo villaggio dell’Hampshire, in quella provincia inglese ben lontana dai fasti londinesi che farà poi da palcoscenico ai suoi libri. Il padre era un pastore anglicano e si occupò direttamente della prima educazione di Jane, anticipando in questo il signor Bennet di "Orgoglio e pregiudizio” che a sua volta nel romanzo si dedica all’istruzione delle ragazze di casa. Inoltre, la famiglia di Jane apparteneva alla borghesia inglese e di questo mondo e dei suoi tipi umani la Austen si occuperà in tutti i suoi romanzi. Alcune vicende personali modellarono poi la scrittrice passata la prima giovinezza, vicende che poi ritornano ancora una volta nei suoi scritti. Il padre morì improvvisamente nel 1805 e lei, la sorella e la madre si ritrovarono prive di mezzi e alla mercé della generosità un poco pelosa dei parenti più prossimi. Le donne di casa Austen dovettero trasferirsi in un cottage ancora più in provincia, come accade alla signora Darshwood e alle sue tre figlie in Ragione e sentimento.

Nella Austen c’era poi molto dell’orgoglio e dei pregiudizi immancabili in una società classista come era quella inglese a cavallo del Settecento e dell’Ottocento. Le sue giornate dopo i vent’anni cominciarono a trascorrere come nei suoi romanzi, tra passeggiate, visite per il the, lavori femminili e la scrittura. Forse i momenti in cui traspariva la Jane più intima e appassionata erano i momenti di festa, i balli della stagione invernale quando tutto il vicinato si ritrovava in una sala e donne e uomini per una volta si mescolavano.

Una conoscenza più puntuale di questi ambiti non solo aiuta a comprendere meglio la realtà evocata dall’autrice, ma anche ad affinare una capacità di lettura, come Austen stessa ci richiede, attenta ai dettagli, anche impercettibili, di cui sono costellate le sue narrazioni e le lettere. Nell’indagare il binomio Austen/mondo, Diego Saglia quindi suggerisce nuove vie per scoprire e riscoprire una figura e un universo narrativo fortemente radicati nel loro tempo e, contemporaneamente, sempre attuali.

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