Spesso nel nostro Paese lodi e definizioni enfatiche si sprecano, anzi si distribuiscono allegramente e con prodigalità a destra e a manca, anche a personaggi di quart’ordine. Alla fine, basta aver fatto un film, scritto un libro, detto una battuta in Tv e si diventa subito maître à penser.

Piero Angela appartiene invece alla categoria dei veri maestri perché pochi come lui hanno saputo essere per tanti anni un punto di riferimento assoluto in un settore, tra l’altro molto complesso, come è quello della divulgazione culturale e soprattutto scientifica.

Basterebbe questo a spingerci a leggere Il mio lungo viaggio (Mondadori, 2017, Euro 19,00, pp. 224. Anche Ebook), in cui il giornalista torinese, classe 1928, ripercorre la sua lunghissima vita. Il libro, però, è ben di più di un volume di memorie. È un racconto personale che si allarga fino a diventare narrazione dei cambiamenti culturali, sociale e politici dell’Italia di buona parte dell’ultimo secolo.

Angela, infatti, è una grande testimone del Novecento e ce lo racconta, assieme alla sua vicenda personale, con il suo caratteristico stile piacevole, chiaro, senza essere mai banale. Così scorrono i racconti personali, dall’infanzia alle storie familiari, dall’ingresso alla Rai agli anni come inviato all’estero fino ad arrivare alla lunga stagione della divulgazione scientifica. Parallelamente nel libro vediamo l’Italia cambiare mode, costumi, morale, politica.

Rimangono come punti fermi i valori che hanno sempre ispirato l’uomo e il professionista Angela: il piacere per la scoperta e per la conoscenza, la passione per la scienza e la volontà di contrastare ogni tipo di ideologia antiscientifica e antitecnologica. L’onestà personale e professionale unità al culto per il lavoro ben fatto. Su tutto, però, domina la volontà di parlare al pubblico in maniera chiara e la consapevolezza che scienza e tecnica non sono materie solo per pochi iniziati:

"Anzi, in realtà nel nostro Paese c’è voglia divulgazione - racconta proprio Piero Angela - Anche quest’estate Superquark sta facendo ascolti alti. Fa parte della natura umana voler conoscere le cose che ci circondano. L’importante è che le cose siano spiegate in modo chiaro. Bisogna, insomma, saperla fare la divulgazione".

C’è abbastanza attenzione alla scienza in Italia?

"Non mi pare ed è un peccato perché viviamo in un mondo dominato dalla scienza e dai progressi tecnologici. Oramai le nuove tecnologie stanno galoppando e se non si rimane al passo si rischia di uscire dal mercato, di diventare antiquati. Anche la curiosità della scienza è fondamentale perché la scienza prova a rispondere alle grandi domande che da sempre ci poniamo sull’uomo, la Terra, l’universo. Proprio grazie alla scienza abbiamo saputo trovare già molte risposte".

È giusto temere il progresso scientifico e tecnologico?

"Oggi la grande paura è che il progresso faccia scomparire molti posti di lavoro innescando una grave crisi sociale. Per la prima volta, quindi, ci troviamo di fronte a un tipo di sviluppo che preoccupa per le conseguenze che potrà avere. Ora bisogna capire come sarà gestita la rivoluzione in atto e tocca alla politica provare a gestirla al meglio, anche se sembra non riuscirci. Alla fine tocca agli uomini governare i cambiamenti invece che subirli".

Il mondo sta cambiando in maniera vorticosa. Qualcosa rimane fisso?

"I valori, che per me sono sempre gli stessi: onestà, buon funzionamento della società, capacità di scelta, senso del dovere. Valori che oggi in Italia mi paiono spesso dimenticati quando non trasgrediti perché manca qualsiasi tipo di controllo sociale".

Ottimista o pessimista per il futuro?

"Ottimista come sono sempre stato. L’uomo continua il suo viaggio sulla Terra anche quando le crisi e le difficoltà non mancano. Semplicemente se prevale la stupidità staremo peggio, se sapremo gestire le cose con intelligenza staremo meglio".

La copertina del libro
La copertina del libro
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