Grande successo per i tenores di Neoneli, accompagnati dai musicisti Orlando Mascia e Matteo Muscas, nella recentissima due giorni lappone. I tenores erano stati in Lapponia già lo scorso novembre, ospiti dell'Università di Rovaniemi e dell'Istituto italiano di Cultura di Helsinki. Durante la nuova spedizione, gli artisti sardi hanno preso parte alla Conferenza biennale dell’Associazione nazionale finlandese di Antropologia, organizzata dall’Anthropology research team dell’Arctic centre, University of Lapland. I musicisti isolani hanno avuto la possibilità di esibirsi al Museo di arte moderna, offrendo un saggio del concerto che poi si è tenuto il giorno successivo al teatro Lappia-Talo di Rovaniemi, dove non sono mancate le richieste di bis e le standing ovation.

Nel concerto, preceduto da un assolo del famoso cantante del popolo sami, Wimme Saari, che col suo canto tipico juoiggus ha preparato il pubblico all'ascolto dei canti e delle musiche dei tenores di Neoneli (Tonino Cau, Ivo Marras, Angelo Piras e Roberto Dessì) e di Orlando Mascia e Matteo Muscas, il pubblico ha ascoltato i canti a cappella e i canti con l'accompagnamento musicale, in alcuni dei quali si è inserito il cantante locale.

Tonino Cau, uno dei fondatori dei tenores di Neoneli, racconta l’esperienza in terra lappone: «In Lapponia la cultura del popolo sámi e l’attaccamento alle proprie usanze e tradizioni è ancora molto vivo. L’allevamento delle renne rappresenta ancora oggi  l’anello di congiunzione tra la cultura e l’identità, ed una delle sue espressioni importanti è appunto lo jouoiggus, che è il canto alla tradizione pastorale transumante dei sámi».

Una cultura, quella sàmi, che ha forti analogie con quella sarda: «Come il pastore sardo seguiva il suo gregge ovino, così i sámi facevano e fanno ancora con le loro renne – spiega Cau –, purtroppo, con l’aumento delle tecnologie e l’impatto climatico queste migrazioni si sono attenuate fino a quasi scomparire in alcuni posti, ma non i loro canti, che sono espressioni identitarie e culturali ancora forti. Ecco perché il concerto “Fogos & Logos”, che interessa sia elementi di mera tradizione popolare che di emergenza climatica, fondamentali per i tenores di Neoneli, ha colto nel segno». Insomma non si è trattato solo di un concerto per apprezzare sonorità oggettivamente accattivanti, ma anche per ascoltare «temi vitali».

«L’aspetto interessante del concerto, fondamentale nell’ambito della Biennale – aggiunge Cau –, riguardava appunto le affinità tra il pastoralismo sardo e il nomadismo del popolo sámi, ma ancor più  importante è stato il confronto dal vivo attraverso il canto, il relazionarsi fra queste due culture. Il pubblico ha premiato la nostra esibizione con continui applausi. Sono stati momenti emozionanti, anche perché gli antropologi provenienti da tutto il mondo si sono complimentati per l'ottima performance, senza precedente a queste latitudini».

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