Sono ancora molti i dubbi che assillano l’umanità. Ma non preoccupatevi, per risolvere ogni problema sono arrivati i “pensatori”, un bizzarro team di cervelloni che comprende un cane parlante di nome Socrate, i piccoli cloni di Freud e Marie Curie, il super computer Pitagora e infine la leader del gruppo, pro pro pro pro... nipote di Giovanna D’Arco. Questa esilarante e imbranata combriccola nella prima missione deve affrontare un vero e proprio enigma che ha appassionato i grandi filosofi per secoli: devono scoprire se sono i ricordi a definire noi stessi. Come fare? Basta creare uno zombie e condurre esperimenti su di lui: così “nasce” Bach. Ma si sa, bisogna fare attenzione quando si rianima un cadavere in un cimitero, perché c’è sempre il rischio che si risvegli un’intera armata di non morti pronta a divorarti!

Vivacizzato dalle illustrazioni di Francesca Carabelli, “I pensatori e l’armata zombie” (Mimebù, 2023, pp. 152, anche e-book) di Marco Dazzani è un libro per lettori dagli 8 anni in su che unisce spasso, curiosità scientifiche e, soprattutto, filosofia.

A Marco Dazzani chiediamo: da dove viene l’idea di scrivere un libro “filosofico” destinato ai più piccoli?

«Credo che poche persone (soprattutto tra gli adulti) sappiano cosa sia davvero la filosofia. Eppure, lo dice la parola stessa: Filosofia significa Amore per il sapere. Quindi non filosofia è trovare risposte ma l’atto di porsi domande, del curiosare, del mettere in dubbio. E chi più dei bambini pratica queste cose? Nasciamo tutti quanti filosofi ma crescendo la maggior parte smette illudendosi di sapere. I più piccoli sono quindi il pubblico migliore per un libro filosofico. L’idea di questo libro è nata quando mi sono accorto che la maggior parte dei libri filosofici per bambini sono in realtà libri sulla storia della filosofia, che raccontano miti o aneddoti di un filosofo o che cercano di illustrare il pensiero di qualcun’altro. Un vero libro filosofico non deve dare risposte, deve lasciare domande. È quello che vuole provare a fare il mio libro».

È stato difficile scriverlo, trovare le parole adatte ai più giovani?

«Oggi si parla tanto di parole adatte o non adatte ai giovani. Come se aprendo la porta di casa trovassimo un mondo per i giovani e un mondo per gli adulti. Ma esiste un mondo soltanto per tutti e anche le parole dovrebbero essere tutte lì per tutti. È il lettore a interpretarle. Se scrivo ‘Sole’ un adulto pensa a caldo, siccità, produzioni agricole ridotte; un bambino pensa a spiaggia, giochi in giardino, risate. Non è mai difficile trovare le parole per i più giovani quando li trattiamo col rispetto da lettori che meritano».

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Cosa può insegnare la filosofia ai più piccoli?

«Niente, è proprio questo il punto. Oggi si vuole sempre insegnare imponendo dogmi che si ritengono corretti e perfetti. Ma i bambini sono il nostro futuro proprio perché hanno la capacità di pensare fuori dalla linea che vogliamo tracciare. La filosofia deve fare questo: addestrare menti alla riflessione, al dubbio, al non accettare mai qualcosa senza porsi le proprie domande. La filosofia, quella vera, non insegna direttamente ma insegna a poter apprendere da soli».

Davvero la filosofia può essere divertente?

«Scrutare le stelle con il binocolo chiedendosi cosa c’è oltre è filosofia. Chiedersi perché dopo il bacio con una ragazza il cuore ti batte all’impazzata è filosofia. Cercare di scoprire misteri, investigare, pensare, tutto questo è filosofia. La filosofia è di per sé divertente, è il modo in cui spesso la vogliono raccontare a renderla noiosa o semplicemente si sta facendo storia della filosofia e non filosofia. Se non è divertente non è filosofia».

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