Viviamo nell’epoca della cosiddetta “cancel culture” e delle statue abbattute, quasi che bastasse un colpo di spugna o far sparire una scultura per eliminare le tante brutture della storia e trasformare il mondo in luogo più giusto in cui vivere. Viceversa, è solo ricordando, conservando memoria, conoscendo che si può procedere verso il meglio. Chi non conosce la storia e i suoi orrori, infatti, è destinato fatalmente a ripeterli.

Rimuovere ciò che consideriamo scomodo o magari sbagliato, ricorrere alla censura per le idee che non ci piacciono o riteniamo scandalose non ci aiuta a crescere né come singoli individui, né come comunità umana. Eppure, la storia della cultura, del pensiero, della letteratura e dell’arte è piena di autori, libri, scritti che sono stati censurati oppure che sono finiti nell’oblio, condannati a una sorta di damnatio memoriae.

A dimostracelo una volta di più è l’ultimo libro della giornalista Ada Fichera intitolato "Finché scandalo non ci separi” (Edizioni Minerva, 2021, pp. 190). Attraverso le storie di più di settanta scrittori, artisti, filosofi e politici, l’autrice ci conduce in un viaggio oltre i tabù che dominano la nostra società e prova a proporci un itinerario culturale che ci permetta di scansare l’omologazione e il pensiero unico. Un volume, insomma, che è un inno alla libertà di pensiero in aperta contrapposizione con le tante derive attuali del politicamente corretto.

Ad Ada Fichera chiediamo: come è nato il suo libro?

“L’idea di questo libro nasce da lontano, ha cominciato a germogliare almeno una decina di anni fa. Nel mio lavoro di giornalista, infatti, ho avuto la fortuna di trovare dei ‘maestri’ – caporedattori, persone con più esperienza di me – che mi hanno fatto conoscere una serie di scrittori, artisti, pensatori oggi praticamente sconosciuti, soprattutto ai più giovani. Ho provato allora a farli uscire dall’oblio”.

Perché ha sentito questa esigenza?

“Come scrivo anche nel libro in un’epoca in cui la battaglia quotidiana più importante è, per chi fa cultura, resistere all’omologazione del pensiero e, di conseguenza, del mercato editoriale è importante ‘ripescare’ opere e personaggi caduti in semi-oblio, scivolati a margine del canone. L’unica vera alterità, in un presente uniforme, è quella di recuperare un ‘diverso’ passato. La responsabilità attuale è allora quella di leggerlo in ogni suo aspetto, liberandolo dal pregiudizio e dalle censure, dandogli il senso nuovo che possiede e merita”.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Il minimo comune denominatore che riunisce i protagonisti del suo libro è lo scandalo che hanno suscitato con i loro scritti, le loro parole, le loro opere. Ma di che tipo di scandalo stiamo parlando?

“Io ho inteso la parola scandalo in modi diversi. Vi sono stati scrittori, artisti e pensatori – indistintamente di destra o di sinistra - giudicati scandalosi per questioni ideologiche oppure legate alla politica. Altri considerati immorali, magari non adatti ai giovani o alle ragazze, come è accaduto negli anni Settanta del Novecento allo scrittore siciliano Ettore Patti, solo per fare un esempio. È stata poi esercitata una forte censura da parte delle Chiesa cattolica nei confronti di molti protagonisti della cultura e dell’arte. Infine, c’è chi è caduto nell’oblio per il destino avverso di nascere nell’epoca sbagliata”.

C’è qualcuno dei personaggi di cui parla nel libro che dovrebbe essere assolutamente riscoperto in tempi come i nostri?

“Tra coloro che sono caduti nell’oblio per motivi ideologici mi viene in mente Piero Buscaroli, grande giornalista e grande critico musicale che ha collaborato per molti anni al Giornale di Montanelli. Un suo libro del 1989, ‘Paesaggio con rovine’, è oggi più attuale che mai. Poi mi viene in mente Sergio Panunzio, che ha scritto pagine fondamentali in tema di diritto del lavoro. E ancora un filosofo e letterato come Carlo Michelstaedter oppure Manlio Sgalambro, conosciuto per i suoi testi per Franco Battiato, ma soprattutto un grande pensatore”.

Siamo nell’epoca della cancel culture…ma cosa rischiamo di perderci se invece di ricordare preferiamo dimenticare?

“Rischiamo di avere pochi elementi per interpretare e vivere al meglio il nostro presente. Soprattutto in un mondo come il nostro, dove tutto corre velocissimo, la conoscenza è qualcosa di irrinunciabile, è il primo strumento per affrontare le sfide di oggi e quelle di domani. Se invece azzeriamo tutto con un gigantesco colpo di pugna rischiamo il nichilismo e alla fine ci rimettiamo tutti”.

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