Correre non è poi così importante
Il buddhismo e la vita quotidiana nel volume della guida spirituale Lama Michel Tulku RinpochePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Viviamo un po’ tutti con un’illusione: credere che più facciamo cose in velocità, meglio è. Questa illusione è alimentata dalla folle convinzione che più corriamo, più facciamo, più tempo abbiamo. Improvvisamente ci rendiamo conto che a forza di correre, correre e ancora correre la vita è passata quasi senza accorgersene: non siamo mai riusciti ad abitare pienamente il tempo che tanto desideriamo, nè abbiamo goduto delle persone che amiamo. Lama Michel Tulku Rinpoche nel suo Dove vai così di fretta? (Bompiani, 2025, pp. 336) ci mostra quanto sia deleteria, anzi mortifera l’illusione della frenesia, della corsa continua, della costante accelerazione.
Maestro buddhista e guida spirituale di diversi centri buddhisti nel mondo, Rinpoche parte da una semplice constatazione: “Il fatto non è se abbiamo o meno tempo per fare una cosa o un’altra. Il fatto è dove vogliamo mettere la nostra energia, come vogliamo impiegare il nostro spazio interiore, i nostri pensieri e, di conseguenza, le nostre parole e le nostre azioni”.
Le grandi domande da cui siamo invitati a partire sono essenzialmente: “Cosa vogliamo fare della nostra vita?” e “Chi vogliamo essere?”.
L’invito di Lama Rinpoche è netto e semplice allo stesso tempo: “Cerchiamo ognuno con sincerità di guardare verso noi stessi, di avere il coraggio di accettare la sfida di amare bene se stessi, di coltivare ciò che fa bene, di abbandonare ciò che fa male, anche là dove sembra impossibile, anche là dove è difficile. Di saper dare più valore a ciò che ci fa bene rispetto a ciò che ci piace, andare oltre il ‘mi piace e non mi piace’, e di essere un po’ più maturi. […] Cerchiamo ognuno con sincerità di avere il coraggio di amare gli altri, di vedere l’altro, di andare oltre come vogliamo che l’altro sia, si comporti, ci ami; di avere il coraggio di amare senza troppe condizioni”.
Per raggiungere questi obiettivi dobbiamo però imparare a sostare, prenderci il giusto tempo e spazio. Dobbiamo trovare equilibrio e consapevolezza. Alla fine dei conti, quello che vale di più non è la velocità o la quantità, ma la qualità; vale di più parlare pochi minuti con qualcuno con qualità, presenza, attenzione, affetto, che parlare spesso, veloce, senza guardarci negli occhi. Vale di più prendere quel momento per scrivere una lettera ben scritta a qualcuno che stare a mandare mille messaggi di fretta.
La strada verso una maggiore serenità e tranquillità passa anche da queste semplici prese di coscienza. Prese di coscienza che Lama Michel Rinpoche trae dal buddhismo, ma che, come afferma lui stesso nel libro, non sono esclusiva dell’insegnamento del Buddha. Lama Rinpoche, però parte dalla propria esperienza personale e ci accompagna in un viaggio alla riscoperta della felicità, intrecciando aneddoti e riflessioni profonde sul nostro vivere quotidiano. Ci conduce così dritti al cuore degli insegnamenti buddhisti, rivelando con semplicità e saggezza come trovare una pace interiore che spesso appare lontana. Ma la sua non è una lezione astratta né un insegnamento fatto di dogmi. Lama Michel ci parla con umiltà, partendo dai dubbi e dalle difficoltà che ciascuno di noi incontra ogni giorno. L’invito contenuto nel libro è quello di guardare la vita con occhi nuovi, abbandonando schemi rigidi e paure, per riscoprire il valore della consapevolezza e della gentilezza. Perché ognuno di noi, nel proprio piccolo, può essere parte della soluzione anziché del problema: nelle difficoltà di ogni giorno così come di fronte alle grandi sfide del nostro tempo, dalle crisi globali all’indifferenza che ci allontana dagli altri.
Come conclude Rinpoche: “Ricordiamoci del potere di ogni piccola azione, pensiero, parola che trasforma il nostro essere, la nostra realtà, coloro che ci circondano e il mondo. Perciò accettiamo questa sfida e gradualmente andiamo verso un benessere più profondo, che poi è la pace interiore. […] La cosa bella che ci dobbiamo ricordare è che quando noi, nel nostro piccolo, nel nostro intimo, nell’ambito che nessuno vede, facciamo un piccolo passo sincero e concreto nella direzione della pace, nella direzione di una vita coerente, virtuosa, sana e così via, stiamo aiutando gli altri a fare lo stesso. Senza dover dire nulla a nessuno e senza che nessuno lo debba vedere, li stiamo aiutando. […] Quindi, ricordiamoci che i passi che facciamo non riguardano unicamente noi stessi, ma tutti. Abbiamo i mezzi nelle nostre mani, possiamo fare tantissimo”.