Luigi Ballerini è scrittore da sempre attento al mondo dei ragazzi. Giovanissimi e giovani sono un po' il suo pane quotidiano e ne incontra moltissimi come psicanalista ma anche nelle scuole, nei centri culturali, quando tiene corsi di scrittura.

Di conseguenza, i ragazzi di oggi - con i loro punti di forza e le loro debolezze, con le loro difficoltà nel rapportarsi al mondo degli adulti e nel diventare a loro volta adulti - sono al centro di tutti i suoi romanzi compreso il recentissimo "Torna da me" (Il Castoro, 2018, pp. 288). I protagonisti sono, infatti, Paolina, Mattia, Eleonora e Alberto, quattro liceali molto diversi tra loro ma con in comune qualche insoddisfazione, molti desideri per il futuro, un rapporto molto conflittuale con le rispettive madri e la tragica esperienza – anche se non tutti e quattro lo sanno - di aver perduto qualcuno di importante nella vita. Improvvisamente, nella vita di tutti e quattro compare una donna vestita di rosso che li accompagna, li segue con lo sguardo, li aiuta favorendo la realizzazione dei loro desideri e poi scompare. Chi è questa donna misteriosa? È la stessa per tutti e quattro? E soprattutto, cosa vuole? Passo dopo passo i quattro ragazzi cominceranno a scoprire una verità che è assurda ma, nello stesso tempo, molto affascinante. E si ritroveranno con la concreta possibilità di cancellare il loro presente e di ricominciare tutto da capo accanto a quella donna dal vestito rosso che sembra poter realizzare i loro desideri più intimi. Insomma, dovranno fare i conti con le lacerazioni e gli abbandoni che ogni scelta comporta.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Un romanzo quindi che prende il via da quello che è un desiderio un po' di tutti noi, almeno in certi momenti della vita, quello di azzerare tutto e ripartire da capo, come ci conferma Luigi Ballerini: "Incontro molti ragazzi nel mio studio professionale oppure nelle scuole e ho raccolto spesso fantasie del tipo: e se avessi un'altra famiglia? E se fossi nato altrove. È una fantasia che ritrovo spesso, per esempio, nei ragazzi adottati. Allora ho provato a immaginare un racconto in cui improvvisamente si concretizza la possibilità di resettare tutto e ripartire. Irrompe a un certo punto un fattore soprannaturale che scompiglia le cose. A quel punto che succede?, mi sono chiesto. Il romanzo risponde a questa grande domanda".

Nel libro, protagonisti sono i ragazzi ma emergono moltissimo le figure degli adulti, dei padri, delle madri…

"In effetti, l'idea era di scrivere un romanzo che ambisce ad avere diversi piani di lettura. Un libro in cui, da parte dei ragazzi, ci possa essere un'identificazione con i personaggi più giovani ma che anche un adulto possa sentire vicino, interessante".

Che tipo di adulti ritroviamo nel libro? Per esempio i padri dei ragazzi, che adulti sono?

"Nella prima parte del romanzo i padri sono molto silenti, non dico inesistenti ma appaiono quasi ininfluenti. Poi, pagina dopo pagina, irrompono nella storia. Vanno, insomma, un po' scoperti ed è un percorso di scoperta dei loro padri quello che fanno i giovani del libro. Riscoprono una figura che riesce a tenerli ancorati alla realtà. Insomma, in questo mio libro che apparentemente sembra più incentrato sulle madri, voglio trasmettere l'idea che i padri si scoprono un po' alla volta. Magari non incidono subito, ma poi vengono rivalutati".

Le madri del romanzo, viceversa, appaiono onnipresenti, quasi ingombranti, o sbaglio?

"In un certo senso è così. Senza svelare troppo del romanzo, è solo nel momento in cui sono, per così dire, 'fuorigioco' che i ragazzi possono riflettere veramente su loro stessi, possono farsi finalmente domande. Il mio è un modo per suggerire discrezione quando abbiamo a che fare con i giovani, con i nostri figli. Prudenza e rispetto. Dobbiamo resistere alla tentazione di invadere immediatamente e costantemente i loro campi d'azione. Nel romanzo, quando le madri non possono più intervenire, quando si crea silenzio attorno ai quattro ragazzi, ebbene questo silenzio è fondamentale. È l'occasione per Paolina, Mattia, Eleonora e Alberto per ritrovare l'importanza, il peso delle cose che dicono le loro madri, anche quando quelle cose appaiono rotture, tormentoni".

Alla fine del libro qual è il grande insegnamento che i protagonisti traggono dalle loro vicende?

"Prima di tutto, trovano un nuovo equilibrio perché scelgono come vivere i loro legami, anche famigliari, e con chi vivere questi legami. A mio parere, noi dobbiamo sceglierci, non dobbiamo dare nulla di scontato, neppure nelle famiglie. Mi piace pensare che l'amore è un lavoro, un lavoro che si deve svolgere tutti i giorni. Un lavoro che passa attraverso la scelta reciproca, l'accettazione, la sopportazione, la mediazione, il compromesso. Ecco, questi ragazzi imparano che possono fare buoni compromessi con i loro genitori. Crescono individualmente ma crescono anche nel modo di rapportarsi tra di loro. I loro rapporti diventano più seri, più maturi, sia che si tratti di amicizia, sia che si parli di amore. E poi comprendono che i cambiamenti, i desideri si realizzano con fatica, con il lavoro non grazie all'intervento della fortuna. E questa è una scoperta fondamentale".
© Riproduzione riservata