Nel calcio locale alla ricerca di nuovi eroi, di impianti e di giovani calciatori, risulta ancora attualissimo il mito di Carlo Zoboli. Una figura così piena di fascino, quella del numero 2 per eccellenza della Carbosarda, che sta avendo un successo inaspettato la mostra a lui dedicata: “Una storia, un mito”. Nel conto 380 presenze con la casacca biancoblù, che poi sarebbe diventata sul finire degli anni Cinquanta quella del Carbonia, una semplicità nella vita sportiva come in quella quotidiana che pare distante secoli dalla complessità e mondanità del miliardario calcio moderno.

Resta allora il ricordo di chi portò in alto il nome del capoluogo del Sulcis in un’era in cui miniera e pallone erano le facce della stessa medaglia. Un calcio d’altri tempi, vintage si direbbe oggi, fra palloni che con la pioggia pesavano un chilo, campi sterrati, scarpini chiodati, maglie pesanti come corazze medievali. Non frenavano la passione di persone come Zoboli, giunto a Carbonia nel 1949 e rimasto qui per sempre dopo essersi sposato.

Questi e altri aneddoti si possono apprezzare nella mostra curata dalla sezione di Storia Locale grazie all’archivista Giovanna Musa, da esperti di calcio cittadino quali Franco Reina (autori di libri sul calcio cittadino e non solo), da Gianni Uda, e agli archivi personali dell’ex presidente biancoblù Elvio Verniani e della famiglia Zoboli. Non è una caso che il neo sindaco Pietro Morittu abbia voluto inaugurare la mostra che sarà visitabile sino al 12 novembre nelle sale Euralcoop di Piazza Marmilla.

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