Sarà una festa delle prime volte (dopo 363 edizioni, l'Alter nos che rappresenta il sindaco nel rito è una donna), ma anche delle ultime volte: riguarda Massimo Zedda, che chiude anticipatamente la sua esperienza di sindaco di Cagliari.

Novità importanti, per il rito religioso e turistico più importante della Sardegna, che contrariamente al voto (elettorale) anticipato dopo le dimissioni del sindaco ha una certezza di data: il primo maggio è la festa dell'intera Sardegna, non soltanto di Sant'Efisio.

L'edizione 363 (non si interruppe nemmeno sotto le bombe degli Alleati durante la Seconda guerra mondiale) è stata presentata stamattina dall'ancora sindaco Zedda e dall'assessora al Turismo - settore in cui il Martire guerriero fa un miracolo ogni anno - Marzia Cilloccu. Donna l'Alter Nos (la funzionaria comunale Raffaella Lostia), femminili anche i cori nella Festa (nessuno più osa chiamarla "sagra", com'era un tempo) della ritardata emancipazione femminile: alle donne dei cori di Baunei, Orosei e Quartucciu spetterà intonare i canti religiosi in via Sassari, piazza del Carmine e nel largo Carlo Felice. Imponente, al solito, la macchina organizzativa: coinvolge 91 associazioni di devoti a piedi, 205 cavalieri, 20 traccas, sei formazioni di suonatori di launeddas, quattro plotoni di Miliziani a cavallo (in tutto, sono 56) che scorteranno il Santo nel suo pellegrinaggio.

Il santo (Archivio L'Unione Sarda)
Il santo (Archivio L'Unione Sarda)
Il santo (Archivio L'Unione Sarda)

E poi gli strumentisti, i cori e gli artisti, formati da 118 persone. Ma al di là dei freddi numeri, la Festa dichiarata Patrimonio immateriale dell'Umanità dall'Unesco offre la consueta magia che deriva dalla combinazione tra la fede religiosa (la Festa è un voto che la città scioglie con Sant'Efisio, per averla liberata dalla peste) e la tradizione più pura della Sardegna intera. C'è anche un ricco programma di iniziative collaterali alla sfilata del primo maggio. "Sant'Efisio è uno di famiglia", ha detto Marzia Cilloccu, "che tutta la Sardegna abbraccia ogni anno nel giorno in cui si mostra il patrimonio etnografico che si tramanda nelle generazioni. Ringraziamo i Comuni di Pula, Villa San Pietro, Sarroch e Capoterra, impegnati con quello di Cagliari in questa grande kermesse".

Dopo aver ringraziato l'Esercito per la collaborazione, il sindaco Zedda confida nella riuscita di una "festa religiosa e di popolo per la quale abbiamo favorito la vicinanza della gente al cocchio, eliminando sempre più gli orpelli che creavano distanza fisica e spirituale".

Le scimmiette sulle spalle dei Miliziani e il lancio di pardule dalle traccas, insomma, sono solo brutti ricordi folk. Guido Portoghese, presidente del Consiglio comunale, è di Villanova, "quindi legatissimo al rito, particolarmente al rientro il 4 maggio". Plaude all'impegno del Comune don Walter Onano, della Diocesi: "Cagliari dimostra di saper onorare i propri santi". Giancarlo Sanna e il presidente dell'Arciconfraternita del Gonfalone: "Siamo i custodi del voto, curiamo l'aspetto religioso della festa coordinandoci con gli altri Comuni coinvolti e con la famiglia Ballero. A noi spetta il compito di tenere lontane le contaminazioni folk". Carla Medau, sindaco di Pula, parla di "festa di fede, tradizione e organizzazione", poi lancia l'allarme sul degrado della chiesa di Sant'Efisio e della casa del parroco, dove si sono verificati crolli: urgono fondi per la ristrutturazione".

La conferenza stampa (Foto Luigi Almiento)
La conferenza stampa (Foto Luigi Almiento)
La conferenza stampa (Foto Luigi Almiento)

L'assessore al Turismo di Capoterra, Beniamino Piga, informa che viale Sant'Efisio è stato impreziosito da cinque sculture di artisti sardi e che una mostra sarà allestita a Casa Spadaccino. Il vice sindaco di Villa San Pietro, Salvatore Sirigu, sottolinea "la coesione sociale che in paese la Festa è in grado di generare: tutti lavorano affinché riesca al meglio".
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