La domanda era praticamente inevitabile: “Perché proprio il Pakistan?”. Marco Rizzini, viaggiatore per passione e spirito d’avventura, se l’è sentita ripetere decine di volte prima di partire alla scoperta di uno dei Paesi più sconosciuti del globo. Il Pakistan, infatti, da più di vent’anni è uscito completamente dalle rotte del turismo internazionale. Dopo l’11 settembre e le Torri Gemelle è finito nella lista dei “cattivi” perché in territorio pakistano i famigerati talebani godevano di nascondigli e appoggi. Ebbene, Marco Rizzini a un certo punto ha avuto voglia di vedere con i propri occhi il “regno cattivo”, questo Stato canaglia ostracizzato soprattutto in Occidente, perché i cinesi vi fanno invece affari d’oro.

Armato di zaino, curiosità, capacità di adattamento e accompagnato dalla fidanzata Federica e dall’amico Roberto è partito alla scoperta di un mondo conosciuto più che altro attraverso stereotipi, spesso negativi. È nato così il racconto di “Pakistan Dreaming” (Ediciclo Editore, 2022, pp. 224), diario di viaggio e allo stesso tempo incontro con l’anima più vera e profonda del popolo pakistano.

Un'altra immagine del viaggio di Rizzini in Pakistan (foto concessa)
Un'altra immagine del viaggio di Rizzini in Pakistan (foto concessa)
Un'altra immagine del viaggio di Rizzini in Pakistan (foto concessa)

Diciamolo subito, prima che a qualcuno venga in mente di prenotare un biglietto aereo per Karachi o Islamabad: viaggiare in Pakistan non è una passeggiata per sprovveduti ed è bene dimenticarsi resort o villaggi modello Dubai o Sharm El-Sheik.

Marco Rizzini e i suoi compagni si sono ritrovati ad attraversare un territorio disabituato da decenni ai turisti, se si eccettuano le zone non lontane dagli “Ottomila”, le montagne più alte del mondo. Hanno dovuto fare i conti con strade per capre da percorrere in auto, con il caldo torrido delle pianure, con l’afa e lo smog delle metropoli e con il gelo delle zone montane. Si sono sentiti a volte estranei, guardati come alieni o, peggio, come nemici provenienti da Occidente. Nella maggioranza dei casi, però, hanno potuto contare sulla leggendaria ospitalità dei pakistani, un popolo che ha accolto in molte occasioni Marco, Federica e Roberto come ospiti d’onore, da rispettare, onorare e vezzeggiare. Come dice l’autore gli abitanti del Pakistan si sono dimostrati “gente che ci ha aperto il cuore senza compromessi”. E in quel cuore messo a nudo con semplicità e fiducia Marco Rizzini ha visto le testimonianze di un popolo orgoglioso di sé, della propria nazione – “Pakistan zindabad!”, “lunga vita al Pakistan!” è lo slogan che fa gongolare tutti i pakistani - e delle proprie forze armate, baluardo irrinunciabile contro il nemico di sempre, la vicina India. E nel cuore di pakistani trova spazio un mondo dove la religione è il pilastro fondante del Pakistan moderno e le tradizioni rappresentano il collante di un intero popolo.

La copertina del libro (foto concessa)
La copertina del libro (foto concessa)
La copertina del libro (foto concessa)

Insomma, Rizzini ci racconta un Paese antico e allo stesso tempo giovanissimo – più del sessanta per cento della popolazione ha meno di trent’anni! – e vitale, in bilico tra la modernità degli smartphone con cui fare selfie a tutto spiano, il canto dei muezzin che chiamano alla preghiera islamica e l’elettricità che va e viene solo per certe ore nelle zone rurali e montane. Un Paese, però, che merita di essere scoperto e che Marco Rizzini ha saputo raccontare nel suo libro con l’umiltà dell’esploratore curioso: cercando il più possibile di lasciare da parte i pregiudizi e lasciandosi guidare dalla voglia di confrontarsi e di ascoltare un punto di vista diverso, quasi sconcertante nella sua diversità culturale rispetto ai crismi occidentali. Alla fine – ed è il messaggio più profondo di "Pakistan Dreaming” - ovunque si incontrano esseri umani, si incontra l’umana curiosità verso l’altro. E ci si sente un po’ a casa, anche a migliaia di chilometri di distanza dal proprio piccolo mondo.

© Riproduzione riservata