Addio al poeta Giovanni Dettori, con "Amarante" il premio speciale della giuria al "Dessì"
Nato a Bitti, aveva 89 anni. Dal 1966 viveva a Torino dove ha diretto la Biblioteca della facoltà di Scienze PolitichePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«La poesia è come l'acqua nelle profondità della terra. Il poeta è simile a un rabdomante, trova l'acqua anche nei luoghi più aridi e la fa zampillare». Lo scrive Alberto Moravia e la terra è più arida dopo la morte del poeta Giovanni Dettori. Era nato a Bitti, aveva 89 anni. Dal 1966 viveva a Torino dove ha diretto la Biblioteca della facoltà di Scienze Politiche. Schivo, riservato ma sempre battagliero. Si è espresso in versi, la forma prediletta per raccontare il mondo, le persone, il dolore e la vita che ha molteplici volti. Ha collaborato con diverse riviste: Ichnusa, Rinascita sarda, Sardegna oggi, Quaderni Rossi, Quaderni Piacentini, Thèlema. Ha scritto “Canto per un Capro”, “Amarante”, “Lunga ancora la notte”, “A varia luna errando”.
In canto per un capro ha descritto il dolore di un padre per la morte del figlio: «Vi era un uomo / nella mia stirpe / ed aveva perduto un figlio / degno d’essere pianto, / l’unico della sua casa. / Eppure il suo dolore / valse a sopportare, / solo ormai e senza prole, / degli anni giunto alla china, / quando i capelli si fanno bianchi / e della vita già innanzi». L’attore Mario Faticoni ha conosciuto bene Giovanni Dettori: «La Sardegna perde un grande poeta e un prezioso uomo-contro». «La sua voce scioglie il buio», scrisse un giornalista quando presentammo a Napoli “Tragoidia”, produzione del Crogiuolo, lo spettacolo tratto dal suo "Canto per un capro". Bruno Venturi ha curato l’adattamento e la regia di “Tragoidia”: «Poi lavorai da “editor” sul suo “Amarante”, una splendida raccolta poetica, premio speciale della giuria al “Dessì”. Ricordo un bellissimo viaggio di ritorno da Villacidro, con Diego Asproni, e Tonna, sua moglie, alla volta di Bitti. Abbiamo avuto altre mille occasioni in cui ci siamo sentiti, visti, scritti e telefonati».
In un articolo di alcuni anni fa sulla pagina culturale de L’Unione Sarda, firmato da Luciana Floris, il poeta di Bitti spiegava l’essenza delle sue opere in versi: «La poesia è colore, suono, ispirazione, ritmo, sentimento (ma non sentimentalismo). È la musicalizzazione di archetipi che non so mai da dove vengano e dove vadano. È un occhio freddo gettato sulla vita e sulla morte. Ma anche orecchio, olfatto, tatto. È corpo». La poesia ha attraversato la sua esistenza, un grande spazio d'azione, amato e coltivato, che ha prodotto frutti importanti.
