Avrebbe compiuto oggi 69 anni Franco Di Mare, napoletano, nato il 28 luglio 1955, giornalista, ex inviato, scrittore, ucciso da un mesotelioma lo scorso 17 maggio.

Aveva emozionato il pubblico dopo che era stato ospite per presentare il suo libro “Le parole per dirlo, la guerra dentro e fuori di noi” (Sem editori) in un'apparizione drammatica, a Che tempo che fa, dove aveva rivelato di essere gravemente malato: «Ho un tumore molto cattivo, il mesotelioma: si prende respirando le particelle di amianto. Mi rimane poco da vivere ma non è ancora finita». L'ultimo post il 4 maggio per ringraziare tutti coloro che lo avevano sostenuto.

A Fazio, era il 28 aprile, aveva detto, «da inviato di guerra ho respirato amianto: sono sereno e non mollo, ma da questo non si guarisce» entrando nei dettagli di una vicenda che ha sconvolto il pubblico anche per le pesanti affermazioni sul comportamento che gli ha riservato la Rai (non la dirigenza attuale, aveva precisato) dopo la scoperta della malattia.

I vertici Rai avevano subito dopo fatto sapere di essere all'oscuro della sua vicenda e nei giorni successivi avevano spiegato di aver fatto recapitare a Di Mare le informazioni che aveva richiesto. Il giornalista aveva collegato la sua malattia ai tanti servizi da inviato di guerra, soprattutto nella ex Jugoslavia. Nel suo libro scrive: «La guerra è la malattia del mondo. Appena scoppia, è causa immediata di dolori infiniti, disastri, morte. Ma le guerre continuano a mietere vittime anche dopo che finiscono. Ne è un tragico esempio la "Sindrome dei Balcani", la lunga serie di malattie provocate dall'esposizione ai proiettili con uranio impoverito o dall'inalazione di particelle d'amianto rilasciate nell'aria in seguito alla distruzione di palazzi e complessi industriali».

Franco Di Mare si era laureato in Scienze Politiche all'Università Federico II di Napoli. Comincia a collaborare con diversi giornali tra cui L'Unità, per il quale si occupa prevalentemente di cronaca giudiziaria e di politica estera. Per Rizzoli ha pubblicato Il cecchino e la bambina (2009) e il romanzo bestseller Non chiedere perché (2011) dove raccontava la storia di come ha incontrato in un orfanotrofio e si è innamorato di una bimba di 10 mesi che poi adotterà con il nome di Stella, che ha avuto tredici edizioni, ha vinto il Premio Roma e il Premio Fregene e si è classificato secondo al Premio Bancarella.

Da questo libro è stata in seguito tratto il film tv per Rai1 L'angelo di Sarajevo con Beppe Fiorello che all'epoca incollò su Rai1 7milioni e mezzo di telespettatori. 

Nel 1991 Di Mare entra in Rai alla redazione esteri del TG2, dove nel 1995 assume la qualifica di inviato speciale occupandosi della Guerra dei Balcani. Qui potrebbe aver contratto la malattia che lo ha portato oggi alla morte. Nel 2002 passa al TG1, seguendo buona parte dei conflitti degli ultimi venti anni: Bosnia, Kosovo, Somalia, Mozambico, Algeria, Albania, Etiopia, Eritrea, Ruanda, prima e seconda guerra del Golfo, Afghanistan, Timor Est, Medio Oriente e America Latina. Nel corso della sua carriera giornalistica si è occupato di politica internazionale coprendo - sempre come inviato - i falliti colpi di stato in America Latina, le campagne elettorali presidenziali di Stati Uniti, Francia, Bulgaria e Algeria.

È stato autore di servizi e documentari sulla criminalità organizzata nazionale (Sicilia, Campania, Calabria e Puglia) e internazionale (Germania, Russia e Bulgaria). Ha realizzato inchieste e servizi a seguito di attentati terroristici in Giappone, Russia, Kenya, Egitto, Stati Uniti e Medio Oriente, nonché reportage da aree colpite da calamità naturali come l'Honduras, il Guatemala, il Nicaragua, l'Alabama, l'India, l'Anatolia e la Louisiana. In Rai ha condotto Unomattina ed è stato vicedirettore di Rai 1, con delega ad approfondimenti ed inchieste, e direttore di Rai 3.

(Unioneonline)

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