Per non dimenticare una pagina di storia che è parte integrante del ventennio “nero” in Italia. È stato appena inaugurato sull’isola di Ventotene il primo Memoriale sul confino politico. Una parete lunga 14 metri con i nomi dei confinati. È un tributo ai 2.300 esiliati che sono passati per l’isola: grandi figure come  Sandro Pertini, Altiero Spinelli, Umberto Terracini, Giuseppe Di Vittorio, tutti avversari del totalitarismo fascista.

«Non per nulla gli antifascisti definivano, con una punta di scherzo e una di profonda serietà, governo di Ventotene il gruppo dei confinati», scriveva Luigi Longo, uno dei fondatori del partito comunista, esule in Francia, combattente in Spagna, prima di essere arrestato e segregato lì. La storia di questa colonia di confino politico inizia nel 1930, quando per ragioni di sicurezza il Ministero degli Interni (Divisione Affari Generali e Riservati) decise di chiudere la colonia di Lipari, anche in seguito alla clamorosa fuga di Carlo Rosselli, Emilio Lussu e Fausto Nitti. L’opera commemorativa è situata nell’area che un tempo ospitava la “Cittadella confinaria” e  vuole ricordare le migliaia di donne e uomini che su quell’isola furono trasferiti. C’erano politici e intellettuali ma anche – come ricorda Patria Indipendente – «operai, artigiani, contadini, credenti di fede diversa da quella cattolica e chiunque venisse denunciato di atti innocui come raccontare barzellette sul duce o mancare di partecipare alle feste del calendario fascista. Il confino venne regolamentato dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato e fu una misura preventiva stabilita senza ricorrere a un processo. E soprattutto senza l’esibizione di prove».

Sisinnio Mocci

Tra i confinati a Ventotene anche il sardo Sisinnio Mocci, originario di Villacidro, comunista e antifascista, a cui il ricercatore Martino Contu ha dedicato una densa biografia. Una storia esemplare. Per diffondere le idee in cui credeva andò in giro per il mondo: Argentina, Francia e Russia. Rientrato in Italia, venne condannato a cinque anni di confino a Ventotene. «Dal confino – spiega Martino Contu -  inviava all’anziana madre, rimasta vedova, e alla sorella Giovanna dei modellini di aerei che venivano venduti e il ricavato utilizzato dalla stessa madre per sfamare la famiglia».  Poi fu di nuovo in prima linea nella lotta contro il nazifascismo, prima della cattura da parte delle Ss e della morte, a 41 anni, nella strage delle Fosse Ardeatine.

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