Domenico aveva solo dieci anni e stava giocando a calcetto con il papà quando, il 25 giugno del 2009 a Crotone, fu raggiunto da un proiettile sparato da una banda che voleva colpire un uomo finito del mirino delle cosche locali.

Il piccolo Dodò, come lo chiamavano gli amichetti, morì dopo essere rimasto in coma per tre mesi. I suoi genitori, Giovanni Gabriele e Francesca Anastasio, da sempre lontani dalle faide e dalla 'Ndrangheta, rendono viva la memoria del piccolo partecipando alle iniziative organizzate da Libera e dall'associazione che riunisce i familiari delle vittime innocenti delle mafie.

Nei giorni scorsi erano a Suelli. "Con il papà e la mamma di Dodò abbiamo condiviso dolori, emozioni e speranze in una lezione di cittadinanza attiva trascorsa insieme ai ragazzi delle scuole medie di Suelli", ha detto il sindaco Massimiliano Garau, ringraziando "i genitori degli alunni, l'associazione Libera, i docenti e in particolare il professore Marco Demara". Nella sala conferenze della biblioteca comunale in via Gramsci si è tenuto l'incontro del tema "La classe dei banchi vuoti. Ricordando Dodò". Sono intervenuti il sindaco Garau, il parroco don Michele Piras, la dirigente dell'Istituto comprensivo "Mezzacapo" Paola Gianfriglia, Isa Saba di Libera Sardegna, e Gian Luigi Boi e Antioco Dessì del Presidio Territoriale di Libera Trexenta-Gerrei "Lea Garofalo". Hanno partecipato gli studenti della scuola secondaria di secondo grado di Suelli.
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