Si inaugura oggi a Ozieri la mostra "Il muro, la caduta e il dopo", con le immagini di Karl Ludwig Lange, fotografo documentarista, curata da Gino Puddu.

Alla pinacoteca Giuseppe Altana, storico edificio ora rinnovato che è stato sede della prima centrale elettrica della Sardegna, fino al 1° dicembre vengono esposti gli scatti che vedono come protagonista il muro di Berlino.

"Il sindaco di Ozieri - spiega Puddu - ha fortemente voluto la mostra perché cade quest'anno il trentennale della caduta di quel simbolo, un fatto che ha coinvolto tutto il mondo. Da quella data tutto è cambiato, anche il futuro. E non a caso il titolo scelto fa riferimento proprio al 'dopo'".

La scelta di Lange è dettata dalla sua attività: "Ha fatto un grande lavoro dedicato sia a Berlino sia al muro. Ha iniziato nei primi anni Settanta e poi ne ha documentato la presenza. Non è successo tutto in una notte, politicamente è stata la fine della Germania dell'est ma fisicamente lo smantellamento è cominciato sei-sette mesi dopo, e ci sono voluti almeno altri sei mesi per finire".

Gino Puddu era proprio a Berlino in quegli anni: "La parte ovest era destinata a scomparire, perché un sacco di tedeschi la abbandonavano, quindi rimaneva in vita solo grazie agli aiuti della Germania federale. Poi, con la caduta del muro, la città è come ripartita". Oggi si può parlare di una moderna metropoli europea "e la mostra vuole andare in questa direzione: una grande realtà che con il muro ha convissuto, ha visto la sua fine e ha trovato la forza di ricominciare".

Anche Puddu, 55 anni, è un fotografo, uno di quelli "di religione analogica", come si definisce. Nato a Tula, in provincia di Sassari, quando è ancora piccolissimo la famiglia si trasferisce a Vigevano, nel Pavese. "Lì ho frequentato le scuole, ho trascorso la mia giovinezza, fino a quando quella realtà ha cominciato ad andarmi stretta, e in preda a una sorta di irrequietezza ho deciso di partire prima per Parigi e poi per la Germania". Un'emigrazione "non forzata o obbligata - tiene a precisare - ma per scelta".

La fotografia era già all'epoca una passione, "ho avuto la fortuna di incontrare un gallerista e ho iniziato a praticarla, a imparare". Fino a quando si è aperta un'altra porta, quella del Café Aroma fotogalleria: "Curavo i programmi culturali, organizzavo mostre e promuovevo scambi con artisti italiani, tedeschi, con un taglio internazionale".

Il 9 novembre 1989 era nella sua casa di Berlino Ovest e quasi per caso si è imbattuto nelle immagini che passava la tv: "C'era molto freddo quella sera, guardavo i berlinesi dell'est che andavano nella parte ovest. E attenzione: non erano milioni come poi hanno detto, ma 20mila. Tutti volevano andare in centro a vedere le vetrine, le luci, posti che avevano solo immaginato, ma quel giorno c'era la possibilità di toccare con mano la realtà occidentale".

E siccome "anche le cose belle finiscono, e mi ero reso conto che ero arrivato alla fine del 'libro' Berlino, qualche anno fa ho deciso di cambiare. E se cambi non vai a Milano o Roma, ma vai in campagna. Ho scelto Tula, il luogo dove sono nato, in una zona con un panorama bellissimo. Fuori dal caos, dai problemi della metropoli, dalla confusione, dalle afflizioni quotidiane come trovare un parcheggio".

Continua a scattare foto, a organizzare e curare mostre, diverse quelle già allestite in Sardegna: "Non so se me ne andrò anche da qui. Sicuramente dopo che hai visto i tramonti, le albe, le primavere, e dato che non mi sento pronto per la pensione, che magari mai avrò, non ho abbandonato la mia passione. Proseguo con la mia attività per me e per gli altri, poi chissà: potrebbe arrivare anche la fine di questo libro...".

Sabrina Schiesaro

(Unioneonline)
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