“Cara Unione, 

sono una mamma senza vaccino, ma non voglio essere chiamata novax perché credo che le etichette e le categorizzazioni non tengano conto di molte situazioni personali, e scrivo a voi perché credo sia giusto che tutti sappiano cosa si prova ad essere da questa ‘parte’, quando ti obbligano a lasciare tua figlia nelle mani di un estraneo che dovrebbe accompagnarla nella sua classe. 

Oggi è un giorno molto triste: fino a ieri genitori e bambini entravano insieme nella scuola, io potevo salutare mia figlia dandole un bacio, vedendola entrare in classe e affidarsi alle maestre mentre mi salutava con la manina o correva ad abbracciare un suo compagno. Potevo parlare con le maestre, guardare la bacheca del pranzo… Oggi sono stata messa alla porta, umiliata nel mio ruolo di madre davanti a una bambina di 3 anni. Come se fino a ieri non fossi pericolosa mentre oggi, misteriosamente, lo sono diventata. 

Il paradosso di tutto questo è che posso aprire il portone della scuola, chiuderlo dietro di me, entrare, ma non posso fare quei 5 passi in più che mi porterebbero nel cortile della scuola, all'aperto, senza alcun tipo di pericolo, se di pericolo si tratta. E cosa ancora peggiore è che la scuola scelta per mia figlia da quando a mala pena riusciva a tenere la posizione seduta non vuole organizzarsi sfruttando l'ingresso che da' direttamente sul cortile, garantendo a tutti una serena prosecuzione dell'anno scolastico, nel rispetto delle normative, e senza creare disuguaglianze di alcun tipo. È troppo problematico dicono, mentre certamente è più semplice mandare via le mamme e i papà.

Ho sempre pensato che la scuola dovesse essere esempio di inclusione e non discriminazione, di accoglienza e soprattutto di rispetto della libertà individuale e della capacità e diritto di autodeterminazione di ognuno di noi ed è quello che ho sempre cercato di fare con mia figlia e avrei voluto che la scuola, luogo di crescita e di educazione, facesse altrettanto. 

Sentiamo tanto parlare di pari opportunità, di accettazione della diversità, di libertà, ma oggi più che mai mi rendo conto di quanto siano vuote queste parole quando qualcuno si sente in dovere di decidere per tuo conto. Chi siamo noi per accettare passivamente tutto questo? Perché non ragioniamo in maniera critica, da esseri pensanti quali siamo, cercando di capire che tutto questo non ha e non può avere una logica? Mi sento rispondere ‘lo sappiamo che tutto questo ha altri fini’ e allora mi chiedo, se tutti lo sappiamo, perché continuiamo a creare e accettare queste umiliazioni?

Io non voglio che mia figlia si senta diversa perché la sua mamma non può accompagnarla vicino alla sua classe mentre le altre mamme lo fanno, perché non può fare vedere a sua madre come scivola e come gioca con i suoi compagni, perché non può farmi vedere i disegni che appendono alle pareti della classe. Io non voglio che mia figlia creda che a me non interessi tutto questo ma mi chiedo come sia possibile che, dopo tutti gli sforzi che in questo anno e mezzo abbiamo chiesto ai nostri figli, dobbiamo chiedere loro di accettare anche questo! 

Nessuno di noi può sentirsi obbligato a mettere in piazza le proprie condizioni sanitarie e non posso sentirmi obbligata a dichiarare perché ho o non ho il vaccino come si chiede se ho fatto o non ho fatto colazione… ognuno di noi, però, ha il diritto di guardare i progressi dei propri figli, di guardare con la coda dell'occhio cosa fanno mentre li lasciamo in quella che per loro è una seconda casa, di guardarli muoversi e giocare insieme agli altri. Non è giusto, lo sappiamo…ma perché quando si può evitare una discriminazione non si fa nulla per evitarla davvero? Perché bisogna accentuare le differenze? Perché non si può trovare un modo per vivere insieme?

Oggi, cara unione, è un giorno triste…e lo saranno molto di più i successivi se non facciamo velocemente qualcosa che cambi le cose e smuova le coscienze". 

Lettera firmata*

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