«Cara Unione,

sono una madre di due bambini di 3 e 7 anni.

Lavoro a Cagliari, ma vivo a Porto Torres con la mia famiglia. Sono dipendente di Poste italiane da 10 anni e da circa 6, per svolgere il mio lavoro, attraverso quotidianamente la Sardegna (480 km andata e ritorno, 5 ore di viaggio in auto) perché a casa mi aspettano i miei due bambini.

Nella mia carriera lavorativa ho sempre lavorato con onestà e impegno, ma negli ultimi anni questo mi è stato davvero difficile. Il viaggio quotidiano mi ha causato danni fisici e psicologici, oltre che un incidente in auto, avuto in seguito ad un colpo di sonno.

Più volte ho fatto richiesta di trasferimento o un distacco in un centro più vicino alla mia residenza, ma non ho mai avuto una risposta positiva.

Si parla tanto di tutela delle donne, tutela della maternità, ma qui non vedo niente di tutto questo. Come è possibile che ancora oggi, nel 2023, una donna, una madre debba scegliere tra famiglia e lavoro? Perché di questo si tratta.

Oggi un’azienda come Poste Italiane, che vanta utili a 9 zeri ogni anno, costringe una sua dipendente a dare le dimissioni per poter stare vicino alla sua famiglia.

Questo è l'appello disperato di una mamma che ha voglia di lavorare, ma non vuole privarsi della gioia di poter crescere i suoi bambini .

Grazie per l’attenzione».

Lettera firmata (*)

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