Pubblichiamo oggi la lettera di una cittadina oristanese da quasi un anno in balia della burocrazia per l'ottenimento della pensione del marito, di cui deve occuparsi a causa di una grave malattia che l'ha reso invalido.

La lettrice si rivolge in prima persona al presidente INPS Tito Boeri, chiedendosi se sia questa l'efficienza di un ente pubblico per il riconoscimento di un diritto maturato.

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"Gentile redazione,

mio marito è stato collocato in pensione il 31 dicembre 2016 dalla Asl 5 di Oristano per raggiunti limiti di età. A seguito di grave malattia che lo ha reso invalido, ha necessità del mio supporto per ogni sua esigenza; ed eccomi alle prese di un iter a dir poco accidentato per fargli ottenere l'agognata, e meritata, pensione.

Il 29 novembre 2016 il nostro Patronato di fiducia ha inoltrato la richiesta di collocamento in pensione.

Nel mese di marzo 2017, scaduti i 120 giorni utili all'Ente per espletare la pratica, è stata inviata una richiesta di informazioni in merito allo stato della stessa; la risposta generica è stata: "la pratica è in elaborazione".

Nel mese di maggio, non avendo ancora ricevuto comunicazioni dall'Ente, è stato inviato un sollecito e la risposta è stata: "la situazione contributiva del signor... è complessa, ha versato contributi come lavoratore dipendente privato, come libero professionista e perfino (!) come dipendente pubblico. La pratica richiede del tempo".

Per ben tre volte ho chiesto appuntamento con il direttore della Sede, ma o era fuori sede o era in ferie.

Il 4 settembre u.s., in seguito alle nostre sollecitazioni, il Patronato ha inoltrato una e-mail indirizzata al responsabile d'area il quale ha risposto con l'impegno di una verifica immediata dello stato della pratica.

Il 14 settembre, dieci giorni dopo, non avendo ricevuto ancora nessuna comunicazione, mi sono recata presso la sede Inps per chiedere ancora una volta di essere ricevuta dal direttore. Mi ha ricevuto il responsabile d'area al quale ho manifestato il mio disappunto per la scarsa efficienza del servizio annunciando di voler inviare una lettera aperta di protesta indirizzata al presidente Tito Boeri. Sintetizzando: mi è stato risposto se, per caso, si voleva mettere in dubbio l'efficienza dell'Ente, e che comunque la pratica era stata "chiusa e la pensione liquidata".

Non era esattamente così, però, infatti solo il 19 settembre e con una chiamata telefonica il responsabile mi comunica che la liquidazione della pensione è stata effettuata. "Finalmente – penso allora - si è riusciti a 'partorire' una pratica così complicata!". Ma ancora una volta, la realtà dei fatti non era così.

Il 5 di ottobre non avendo ancora ricevuto niente ho chiesto all'operatore del Patronato di controllare la pratica. Dalla verifica risulta che la pratica è stata chiusa ma manca il Provvedimento.

Esasperata, chiamo il responsabile d'area il quale ha ribadito che la pratica è stata chiusa il 19 settembre, ma l'iter burocratico richiede 20/25 giorni di tempo per la liquidazione. Mi ha inoltre spiegato, con sigle e parole poco comprensibili, i vari step che devono essere superati prima di vedere accreditata la pensione.

Esacerbati dalla lunga attesa, io e mio marito ci chiediamo: ma è così davvero difficile fare i conteggi e liquidare una pensione nei termini previsti dalla legge? Dov'è l'efficienza di un Ente pubblico se devono passare 11 lunghi mesi con l'invio di molteplici solleciti prima di avere notizie?

Lo chiediamo in prima persona al dottor Tito Boeri, certi della considerazione e dell'interessamento".

Angela Masala - Oristano

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