Pubblichiamo oggi la testimonianza di un nostro lettore sui motivi che, per la prima volta da quando aveva 18 anni, gli impediranno di esprimere il suo voto alle elezioni di domenica.

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"Gentile redazione,

desidero manifestare tutta la mia indignazione per non poter esprimere la mia preferenza a queste importanti consultazioni elettorali.

Mi sono trasferito da poco in Sardegna, ai primi di febbraio ho cambiato la mia residenza ma solo da poco ho scoperto di non poter votare.

Sembra incredibile che nel 2018 un italiano, in Italia, con tutti i documenti validi non possa dare il suo contributo democratico in un qualunque seggio del territorio nazionale. Se fossi stato all'estero avrei potuto votare presso un'ambasciata, ma in Italia no.

Ebbene sì, all'ufficio elettorale di via Sonnino a Cagliari, mi hanno confermato quello che in circoscrizione mi avevano solo ipotizzato.

I registri elettorali sono stati chiusi già a dicembre e dunque dovrei votare presso il mio precedente comune di residenza, in Valle d'Aosta.

Perché non possono raccogliere il mio voto? Nel 2018 dovrei potermi recare in un qualunque seggio, dare i miei documenti, autocertificarmi e votare. Potrei votare in più posti, ma così come vengono esaminati i voti degli italiani all'estero, una volta accertata l'unicità del voto, potrebbero conteggiare anche il mio.

Immagino di non essere l'unico italiano in questa condizione, e immagino ci siano altre persone che come me, nel periodo tra dicembre e febbraio/marzo, si siano trasferite magari da Milano a Palermo o comunque a centinaia di chilometri di distanza e abbiano dunque difficoltà a recarsi al seggio.

Nel mio caso, vista la condizione di insularità, credo sia ancora più in arduo.

Certo, direte voi, ci sono gli sconti per compiere il proprio dovere ma sono ridicoli e inoltre non comprendono vitto e alloggio.

In ogni caso io non credo sarebbe giusto aumentare la voce di spesa per le consultazioni elettorali, casomai sarebbe possibile ridurla al minimo consentendo a chiunque di votare dove si trova evitando spostamenti e perdite di tempo inutili.

Non sono favorevole al cosiddetto voto online, è ancora a troppo rischioso e potrebbe dare la sensazione di un risultato poco attendibile. Basterebbe un qualunque ufficiale incaricato per registrare la mia presenza e consentirmi di compiere il mio dovere.

Non so quantificare quanti italiani si trovino in questa condizione, probabilmente non sono così tanti da essere rappresentati o per poter muovere l'opinione pubblica, ma non credo siano pochi. Purtroppo sono tutte persone slegate, risulta impossibile creare una categoria che possa alzare la voce per farsi sentire.

Trovo assurdo che, vista la fame di voti e con l'esigenza di voler ridurre al minimo le astensioni, non si possa trovare una soluzione tecnica per consentire a tutti i cittadini italiani di votare all'interno del territorio nazionale.

Dall'età di 18 anni questa è la prima volta che, grazie alla nostra burocrazia, manco ad una consultazione elettorale".

Andrea Pitzianti - Cagliari

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