Riceviamo e pubblichiamo la disavventura di un lettore di Sinnai che, sfrattato dalla propria casa per una vicenda giudiziaria, chiede aiuto.

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"Gentile Redazione,

nel 2008 io e mia moglie abbiamo firmato alcune fideiussioni con le banche e abbiamo ipotecato la nostra casa per poter salvare le nostre aziende. L'esito, purtroppo, non è stato positivo, e per farla breve abbiamo perso tutto. Un'assurdità che voglio raccontare.

LE ASTE - Nel 2014 sono dunque iniziate le aste per la casa, che è la nostra prima dimora, e ad oggi ne sono state effettuate 13, l'ultima il 13 dicembre, andate tutte deserte.

Pochi giorni prima di Natale ci è poi arrivata una notifica dal Tribunale di Cagliari secondo cui abbiamo 30 giorni di tempo per liberare la casa, e questo perché il giudice ha deciso di cambiare il custode, supponendo che il motivo che la casa non sia stata ancora venduta è perché ci siamo noi dentro!

LA LEGGE - Ad oggi eravamo noi i custodi, e questo perché la legge stabilisce che, trattandosi di prima casa, finché non viene aggiudicata all'asta i precedenti proprietari hanno il diritto di risiedervi. Dopo la notifica e nella più totale disperazione ci siamo messi a cercare notizie sulla normativa vigente in merito, e questo è quanto abbiamo appreso: 1) Che la legge attuale predispone che dopo 4 aste andate deserte la casa debba di diritto tornare ai proprietari perché la somma ormai al ribasso non coprirebbe la somma per pagare tutti debitori; 2) La scelta di cambiare il custode dovrebbe avvenire solamente nel caso in cui i proprietari avessero in qualche modo impedito una visita della casa agli acquirenti o nel caso in cui stessero cercando di distruggerla, cosa che non accadrà mai perché sappiamo solo noi il sudore, la fatica e l'amore che abbiamo messo nella nostra dimora.

In tutti questi anni abbiamo ovviamente vissuto con la paura che la casa potesse essere venduta da un momento all'altro, e diciamo che eravamo preparati a lasciarla. Ma ciò che non comprendiamo e non possiamo accettare è quanto si è verificato in questi giorni.

IL GIUDICE - Il nostro avvocato è anche andato a parlare con il giudice che ci ha inviato la notifica, ma a parer suo non c'è nulla da fare: pur ammettendo, infatti, che ci possa essere un errore nella procedura, una volta che il giudice emette una notifica pare che in questo Paese nulla possa essere fatto per far comprendere le proprie – e secondo noi vere e giuste – ragioni.

LA RAGIONE - Cosa chiediamo con questa lettera? Che se qualcuno è a conoscenza di un modo per far valere le nostre ragioni, ci aiuti, perché chiedere pubblicamente aiuto è ormai l'unica cosa che ci resta da fare: non abbiamo un lavoro, un contratto da esibire per un eventuale nuovo affitto, e non sappiamo dove andare.

Vogliamo solo poter stare in casa nostra sino a quando sarà aggiudicata. E chissà mai che, nel frattempo, la fortuna ci assista per poter tornare ad abitarla da legittimi proprietari".

Paolo Vargiu - Sinnai

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