"Biden ja Putin Suomeen?". Così titolava nei giorni scorsi la stampa finlandese. In sostanza Helsinki offre la propria disponibilità a sede ideale per un incontro fra i due Presidenti, reduci da un burrascoso scambio di invettive.

La Terra dei laghi costituisce la linea di demarcazione fra Occidente ed Oriente, sempre al centro di sottili tensioni più o meno visibili e manifeste. L'osservatore italiano, e sardo in particolare, per certuni fatti di cronaca, risiedendo qui diventa inevitabilmente e con soddisfazione un acuto osservatore.

Ogni 1° maggio, fin quando il Covid l'ha momentaneamente interrotto, il primo ministro arriva nella cittadina dove vive il sottoscritto, e suole partecipare alla festa in piazza, con gli stands di tutti i partiti politici affiancati l'un l'altro, senza particolari accorgimenti. Alla fine del discorso di prammatica, il premier si concede alla gente, senza protezione alcuna, men che mai scorta: a malapena è possibile scorgere una coppia di poliziotti in lontananza.

Ebbene, una dozzina di anni or sono accadde un fatto meritevole di cronaca. Il ministro degli Esteri del governo in carica, appartenente al partito di destra, commise un gesto di sfrontatezza, per l'opinione pubblica locale, determinando un increscioso prosieguo: si permise di usare il telefono di rappresentanza per suoi affari personali, invero poco consoni ad un'autorità politica. Scoppiò un'inaudita protesta non tanto e non solo dalla generalità dell'opinione pubblica, ma soprattutto dagli elettori di stessa ideologia, sdegnati per siffatto comportamento.

Inevitabile, dopo pochi giorni, le dimissioni del suddetto politico. Una sosta lunga e forzata di anni, prima di intraprendere un percorso di riavvicinamento alla cosa pubblica ed allo Sport.

Questo esempio il sottoscritto lo ritiene ideale per confrontarlo con le vicende nostrane, italiane e della Sardegna.

Anche quando eventi della "cosa pubblica" determinano conseguenze e differenze difficili da catalogare e posizionare in un apposito, ideale e delicato spazio della libreria della propria abitazione.

Una volta, durante la nostra adolescenza ed anche oltre, il ridente centro di Sardara era giustamente famoso anche per la consueta frase:

"vado a fare i fanghi".

Anche per le persone di sport era normale trasferirsi colà ed affrontare le cure opportune. Poi giustamente Sardara si è ingrandita ed ha aumentato le proprie strutture ricettive.

Il Covid ha determinato la famigerata zona rossa per la Sardegna, coi doverosi divieti conseguenti.

Ma si sa: il marchese del Grillo ha innumerevoli proseliti nel nostro

Belpaese: gli obblighi scompaiono, la scala faticosa dei gradini sociali riaffiora, simile alla bassezza degradante di coloro che hanno usufruito del vaccino senza aspettare il proprio turno.

Abbiamo assistito in quel di Sardara a duplici farse imperniate prima su "incontri ravvicinati del terzo tipo", a base di libagioni, da non confondere con l'omonimo capolavoro di Steven Spielberg; seguiti a ruota da "la fuga", non da Alcatraz, ma da un interno con salto acrobatico verso il verde degli alberi, lontanissima parente da quella interpretata da Humphrey Bogart.

La morale è poco consolante: mentre in Finlandia si osserva la pressione dell'opinione pubblica produrre le dimissioni del politico, in Italia vige una sostanziale differenza: "lui", il politico, rimane seduto in poltrona perché sa, con assoluta certezza, che a sua difesa interverranno le armate di amici ideologici di ogni natura e consistenza, sostenenti le sue spesso degradanti ragioni.

Mario Sconamila - Finlandia
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