"Cara Unione,

Ferragosto è un giorno come gli altri, dicono alcuni; tra il quindici agosto e il quindici settembre non ci sono differenze, se non quelle relative alla collocazione nel calendario: 24 ore l'uno e 24 ore l'altro, a parte le temperature più o meno alte e la diversa lunghezza del giorno e della notte e le mille altre cose che segnalano il graduale cambiamento di stagione e preludono all'arrivo dell'autunno. È vero, fanno eco altri, dando la cosa per scontata, senza aggiungere argomenti a rinforzo dell'anzidetta perentoria affermazione.

Eppure ci sarebbero tanti buoni motivi per non essere d'accordo, per affermare che tra Ferragosto e i giorni che lo precedono o lo seguono nel calendario qualche differenza c'è, sia nella realtà del mondo esterno sia dentro noi stessi.

Per quanto possiamo individualmente costruire e rinsaldare il muro delle nostre indifferenze rispetto a quanto accade fuori di noi, sta di fatto che le cose accadono e qualcuna direttamente e personalmente ci tocca e ci riguarda, giacché non siamo un'isola, ma siamo, volenti o nolenti, parti del tutto. Qualche cosa accade anche a Ferragosto, diversa da quelle accadute il giorno prima e prevedibilmente accadranno il giorno dopo, se pure questo domani ci sarà. E persino dentro la muraglia della nostra indifferenza qualcosa ogni giorno si modifica, si cresce, s'invecchia, si fanno progetti e si vivono insuccessi, grati se un banale SMS raddrizza inatteso una giornata nata storta.

Replicano i sostenitori della morte del Ferragosto: ma vi rendete conto che, così dicendo, in effetti, ci date ragione, perché avallate la tesi secondo la quale Ferragosto è un giorno come gli altri, nel senso che ognuno di essi necessariamente apporta le sue specifiche quote di novità e che pertanto, ad essere logici e coerenti, dovreste riconoscere che i Ferragosto sono, in realtà, tutti uguali in quanto parimenti diversi e imprevedibili, ciascuno pari a tutti gli altri in quanto apportatore di novità, frammenti equivalenti di un eterno ritorno dell'uguale.

Rispondono i difensori del Ferragosto come ricorrenza che ogni anno si rinnova, chiamando in aiuto per dirimere la 'querelle' un'autorità dell’antica Grecia, più antica dello stesso storico Ferragosto, che pare sia nato nell'antica Roma, e cioè l'oscuro Eraclito. Egli asseriva che 'tutto scorre (panta rei) e non possiamo bagnarci le mani per due volte nell’acqua dello stesso fiume'. In termini prosaici e banali, come banale è la questione che stiamo discutendo, Eraclito, opportunamente interrogato, risponderebbe che nessun giorno è uguale all'altro. In mancanza di Eraclito, assente giustificato, troppo lontano nel tempo per essere coinvolto nella disputa, soccorre il buon senso, autorità interiore che Dio nella sua immensa bontà ha elargito a tutti gli uomini.

E il buon senso, figlio dell’esperienza, ci dice che il Ferragosto, al pari di tutte le ricorrenze di cui abbiamo riempito il nostro calendario, ci appare a volte, se siamo fortunati e felici, pieno di attese e di promesse, altre volte di possibili moleste evenienze, ma sempre carico di memoria e di ricordi, a volte gradevoli, altre volte meno, che obbligano a raffronti non sempre positivi del presente col passato che non sempre è possibile evitare.

Ciò condiziona l'oggi rendendolo diverso dall'ieri e dal domani.

Quando affermiamo che il Ferragosto è un giorno come gli altri attiviamo una sorta di meccanismo di difesa nei confronti di un passato che non ci piace e vorremmo dimenticare, perché ci ha donato delusioni e amarezze, che, ove richiamate alla mente turberebbero la serenità del presente, spesso ottenuta a caro prezzo.

Se riusciamo a convincerci che il Ferragosto è un giorno come gli altri, allora è facile stendere sul passato il velo dell'indifferenza e renderlo inoffensivo o meno molesto".

Gabriele Uras - già dirigente Miur

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