Nelle ore più calde
F rancamente le dritte di Tg e quotidiani per affrontare i picchi di calore hanno un po’ stufato. È bello che le testate responsabili, davanti a fenomeni climatici estremi, vogliano offrire dei consigli saggi: il guaio è che sono gli stessi ogni estate, e sempre intuitivi fino alla banalità. Perciò si rischia che molti li accolgano con un’alzata di spalle e che qualcun altro, per l’infastidito spirito di contraddizione che abbiamo visto coi vaccini Covid, faccia il contrario di quel che dicono i giornaloni servi di Nato e Confindustria e snobbi i risaputi “snack di verdure fresche” e i “vestiti ampi in tessuti naturali come lino e cotone” per ruminare polemicamente cinghiale crudo e nutella drappeggiandosi nel visone sintetico della cognata.
Che poi, ripensandoci, se riuscissimo a spacciare quelle regolette di buonsenso come il cuore di un complotto di Bill Gates, Soros e Greta per istupidirci col grafene dei pomodori e sedarci coi sedani, magari finiremmo per sfoltire significativamente la quota di complottisti che appesantisce la nostra società. Servirebbe una campagna social un po’ esoterica sul potere depurativo del tweed ad agosto (noto solo ad alcuni banchieri pedofili e a un paio di cardinali interisti), una di quelle cose che “non vogliono che sappiamo”. Ma forse per iniziare basterebbe roba semplice, qualche scritta murale tipo: “Fai piangere Ursula: alle 14 lecca l’asfalto”.