I l grande circo si era fermato. Immobilismo irreale. Soltanto sotterfugi, trame fatte e disfatte. Proposte ardite di nomi e personaggi di e da battaglia, tanto per movimentare il palcoscenico. Tutto per finta. C’era un nodo che strozzava ogni tentativo d’azione. Diavolo di un Berlusconi, il nodo era lui. Dato più volte politicamente morto e altrettante volte resuscitato, era lì a fare il primattore della commedia del Quirinale. Il Cavaliere, nel bene e nel male, è un fenomeno. Sul suo nome si sono aperte nel cielo della sinistra le cataratte del pianto. Irricevibile, disse Letta Enrico, cui fecero eco Travaglio Marco e mille travaglini: anche se Silvio non aveva bussato alla loro porta loro non volevano riceverlo. Per due settimane l’Italia oltre che dai bollettini tragici della pandemia fu angosciata dal teledramma esistenziale di politici, giornalisti, attori, attrici, cantanti: affranti alcuni, imbufaliti altri. Molte le minacce di espatrio. Poi, poche ore prima che il Fico fosse maturo, l’annuncio del ritiro. Anche noi, ma per ragioni diverse, abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Le votazioni sono in corso. Tutto è bene quel che (forse) finisce bene. Si spera che non succedano Casini. E che non torni a galla qualche maleAmato rudere della Prima Repubblica, agonizzante ma ancora viva.

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