A pparentemente l’ultima di Trump - che essendo di Trump è comunque la penultima - è una mandrakata sovranista. The Donald accetta di considerare il Ponte sullo Stretto come un’opera militare (potremmo farci passare sopra i carri armati in caso di invasione russa a Bagheria), quindi la Nato conteggia i costi di realizzazione dentro il 5% del Pil che ora ogni alleato deve spendere in roba guerresca, Salvini porta a casa la sua promessona elettorale per eccellenza e Schlein per la rabbia diventa così verde che le si dimette l’armocromista.

Ora, a parte che allora la Nato dovrebbe sponsorizzare anche il Pride di Budapest (da tanto Orban sogna di poterci passare sopra coi carri armati), il punto è che con questo decisionismo bellico il ponte si potrebbe finire per farlo sul serio. Sicuri che sia una buona nuova? Intanto l’opera, presentata così, ha un gusto antirusso che inevitabilmente imbarazza Salvinsky, lo stesso pensatore che offriva “due Mattarella per mezzo Putin”. Ma poi il populismo non consiste nel fare le cose, bensì nell’additarle e sospirare: “Bello vero? Purtroppo i comunisti (gli ambientalisti, i giudici, l’Europa, i rettiliani) non ce lo lasciano fare”. Mica è rilassante immaginare che qualcuno di grande & grosso ti prenda sul serio, anche perché se non adempi poi si innervosisce e ti invade la Val Brembana, o ti trascina al Tar del Dazio.

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