Tinnura, il borgo che dipinge la memoria: arte, intrecci e malvasia nel cuore della Planargia
Un viaggio nel paese-museo, dove ogni muro racconta una storia e la bellezza si intreccia con le mani sapienti delle artigianePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Nel cuore della Sardegna centro-occidentale, su un altopiano di basalto che guarda la fertile vallata di Modolo, sorge un minuscolo scrigno di arte e memoria: Tinnura, o Tinnùra in sardo.
Appena 250 abitanti, eppure capace di racchiudere un patrimonio di bellezza e tradizione che sorprende chiunque decida di attraversare la strada statale 292, dove il paese si fonde senza soluzione di continuità con il vicino Flussio.
In questa terra antica, nella subregione della Planargia, ogni pietra, colore e profumo racconta una storia. Qui il tempo sembra scorrere più lentamente, scandito dal lavoro nei campi, dai canti delle feste religiose e dal fruscio delle fibre vegetali che asciugano al sole, pronte a trasformarsi in cesti intrecciati con arte antica e infinita pazienza.
L’asfodelo, il salice e il giunco spinoso — che dà origine anche al nome del paese, “thinnías” in protosardo — sono i materiali che fanno di Tinnura un centro d’eccellenza dell’artigianato isolano, tramandato di generazione in generazione.
Ma ciò che rende Tinnura davvero unica è il suo volto d’artista. Le case raccontano storie: sulle loro facciate, decine di murales vividi e poetici rappresentano scene di vita contadina, feste popolari, antichi mestieri, riti del passato. Un vero e proprio museo d’arte moderna a cielo aperto, che ha reso celebre il paese ben oltre i confini dell’Isola.
Tra statue e installazioni firmate da grandi artisti sardi come Pinuccio Sciola e Simplicio De Rosas, camminare tra le vie lastricate di trachite rossa, marmo bianco e basalto grigio è un’esperienza che coinvolge tutti i sensi.
E poi ci sono i sapori, in primis quello inconfondibile della malvasia, il vino dorato che nasce dai filari coltivati sulle colline tutt’intorno.
Tinnura è anche agricoltura, ulivi e frutteti, piccole aziende familiari e un legame profondo con la terra. Un legame antico quanto i suoi menhir prenuragici e le vestigia dell’età del Bronzo, come il nuraghe Tres Bias e la monumentale tomba di Giganti su Crastu Covocadu, tra le più importanti di tutta la Sardegna.
Il viaggio non è completo senza una visita alla chiesa seicentesca di Sant’Anna, patrona del paese, celebrata a fine luglio con riti religiosi e festeggiamenti civili. A inizio settembre, un’altra devozione anima le strade del borgo: quella per la Beata Vergine del Rimedio.
Tinnura è tutto questo: un luogo dove l’arte non è solo ornamento, ma linguaggio identitario, dove la storia non è rinchiusa nei musei ma vive sui muri, nei gesti e nei canti.
Un piccolo gioiello della Planargia che non si limita a custodire il passato, ma lo racconta a voce alta a chiunque decida di fermarsi ad ammirarlo.