La “Corona rossa” è un altopiano basaltico, nelle campagne di Collinas e Lunamatrona, ricoperto di licheni rossi. Qui, sorge un museo sui generis, che è insieme polo scientifico e centro culturale, capace di ricevere dalla sua nascita centinaia di migliaia di visitatori con le esposizioni permanenti, articolate in tre padiglioni - faunistico, botanico e antropico - e le mostre temporanee di livello internazionale, tra cui “i dinosauri”, "i Grandi di Spagna”, “Leonardo da Vinci” e “l’antico Egitto”. Assolutamente da visitare.

Il Museo civico archeologico "Genna Maria”: un tuffo nella storia sarda – Il Museo Archeologico di Genna Maria è posizionato in un’elegante palazzina ottocentesca, utilizzata anticamente come "Monte di soccorso". Ospita i reperti rinvenuti nell’omonimo complesso nuragico, rispettando le associazioni originarie che arredavano e rendevano funzionali i vari ambienti del villaggio. Le vetrine espongono un vasto repertorio di vasi, strumenti litici e metallici riferibili alle attività legate alla sussistenza della comunità stanziata sulla collina. Nel piano superiore sono esposti i reperti provenienti dai siti del territorio della Marmilla compresi in un arco di tempo che va dal Neolitico all’età Bizantina. 
Genna Maria: il nuraghe che guarda la valle del Flumendosa – Il complesso nuragico di Genna Maria sorge a controllo del territorio su una collina a un chilometro da Villanovaforru, paese fondato sotto la dominazione spagnola. È un nuraghe a struttura complessa: in origine, nel XV secolo a.C., un torrione centrale (alto dieci metri) con camera interna era circondato da un bastione a tre grandi torri unite da spesse mura, che tuttora racchiudono un cortile con pozzo in parte scavato nella roccia. In una seconda fase, agli inizi del Bronzo recente (XIII secolo a.C.), la torre fu racchiusa e parzialmente rifasciata da un bastione di quattro torri con feritoie.

Vista sul Nuraghe Genna Maria (Archivio L'Unione Sarda)
Vista sul Nuraghe Genna Maria (Archivio L'Unione Sarda)
Vista sul Nuraghe Genna Maria (Archivio L'Unione Sarda)

A sua volta l’antemurale quadrilobato, che presumibilmente aveva funzione difensiva, fu racchiuso (XI a.C.) da una possente cinta muraria a sei torri angolari. All’interno e all’esterno di essa c’è il villaggio, nato attorno al X a.C. e costruito in più fasi, come testimonia l’evoluzione delle abitazioni. Le capanne più recenti hanno strutture complesse a pianta centrale, con vani ellittici, quadrangolari e rettangolari, funzionali e decorati con varie forme. Eccezionale è la “casa a corte centrale”, ampia 150 metri quadri e suddivisa in ambienti che convergono in un unico cortile. Il complesso rimase a lungo spopolato nell’età del Ferro, poi, in epoca punica-romana (dal IV a.C.), fu usato per scopi votivi in onore di Demetra e Core: nel cortile a cielo aperto si compivano cruenti sacrifici, mentre al centro del vano c’era il sacello destinato a simulacro ed ex voto dei fedeli. I preziosi reperti, ben 600 lucerne, monete, vasi vitrei e fittili, fiasche, brocchette, portabrace, pintadere, coppe di cottura, macine, ossa animali, sono riferibili a sette secoli di frequentazione e testimoniano l’operosità della comunità nuragica e post-nuragica.

Oltre Genna Maria: altri gioielli archeologici della zona – Nei dintorni si trovano altre testimonianze archeologiche: a Lunamatrona, su Cuaddu de Nixias, la più antica tomba di Giganti rinvenuta, e il protonuraghe Trobas; a Collinas, il nuraghe Concali e la tomba sa Sedda de sa Caudela.
Perché Sa Corona Arrubia è un must-see per gli appassionati di storia e cultura – Sa Corona Arrubia è un viaggio tra i molteplici ambienti naturali sardi, un modo per scoprire le genti che li hanno abitati nel corso dei millenni e le testimonianze archeologiche che ospitano.
Come arrivare – La zona è facilmente raggiungibile dalla statale 131 attraverso le provinciali 52 e 49.

(Unioneonline/D)

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