Non solo mare e spiagge. La Sardegna è anche il luogo ideale dove fare escursioni, ammirare grotte e posti magici, visitare città. Tutte cose che si possono fare in estate ma anche fuori stagione.

Ecco dieci luoghi assolutamente imperdibili.

Gola Su Gorropu (Archivio L'Unione Sarda)
Gola Su Gorropu (Archivio L'Unione Sarda)
Gola Su Gorropu (Archivio L'Unione Sarda)

Gola Su Gorropu – È il canyon più spettacolare e tra i più profondi d’Europa. Gorropu è una gola di origine erosiva, lunga un chilometro e mezzo, che segna il confine tra il territorio barbaricino di Orgosolo e quello ogliastrino di Urzulei. È stata modellata nel tempo dalla forza del rio Flumineddu che scorre sul fondo, alimentato da acque che attraversano il Supramonte, in parte infiltrandosi in gallerie sotterranee, in parte riemergendo da sorgenti a valle della gola. Il torrente ha eroso la roccia calcarea fino a formare il canyon. Le sue pareti racchiudono fossili che svelano la genesi sottomarina, avvenuta tra 190 e 60 milioni di anni fa.

Biru 'e Concas (Archivio L'Unione Sarda)
Biru 'e Concas (Archivio L'Unione Sarda)
Biru 'e Concas (Archivio L'Unione Sarda)

Biru 'e ConcasÈ laStonehenge sarda”: il parco archeologico di Biru ‘e Concas, letteralmente “sentiero delle teste”, è il più straordinario raggruppamento di menhir del Mediterraneo. Sorge a pochi chilometri da Sorgono, borgo immerso nei boschi del Mandrolisai. Al suo interno duecento grossi massi scolpiti e levigati fino a ottenere una forma ogivale: i più antichi, proto-antropomorfi, risalenti al Neolitico recente (3500-2800 a.C.), quelli più lavorati e stilizzati, antropomorfi, da collocare nell’Eneolitico (2700-1700 a.C.). In sostanza, i monumenti megalitici sono pietre sacre “allungate”, un tempo conficcate (perdas fittas), che rappresentano simboli fallici della fertilità evocanti la dea Madre, primordiale divinità prenuragica, e, forse, ricorderebbero le figure mitiche ed eroiche degli antenati.

Un murale a Orgosolo (Archivio L'Unione Sarda)
Un murale a Orgosolo (Archivio L'Unione Sarda)
Un murale a Orgosolo (Archivio L'Unione Sarda)

Orgosolo Orgosolo è la patria del canto a Tenore, patrimonio dell’Umanità Unesco, nonché paese dei murales. Il borgo, di 4.500 abitanti, è famoso in tutto il mondo per i suggestivi dipinti, in origine strumento di protesta, che adornano stradine e piazze, case del centro storico e facciate di nuovi edifici. Narrano di politica e cultura, intimo dissenso e lotte popolari, malessere e giustizia sociale, vita quotidiana e tradizioni pastorali. Alla fine del XIX secolo, il paese assurse alla ribalta per il banditismo: il regista Vittorio De Seta, in “Banditi a Orgosolo” (1961), ne descrive la lotta in difesa delle terre espropriate dallo Stato. 

Il tragitto lungo il lago di Baratz (Archivio L'Unione Sarda)
Il tragitto lungo il lago di Baratz (Archivio L'Unione Sarda)
Il tragitto lungo il lago di Baratz (Archivio L'Unione Sarda)

Lago di BaratzLa leggenda narra che nelle sue acque sprofondò un’antica città, la storia che i tedeschi ci riversarono dentro un arsenale inesploso, l’attualità parla di una meta di ammalianti passeggiate a piedi, in mountain bike e a cavallo. Il Baratz è l’unico lago naturale dell’Isola, contornato da lussureggiante vegetazione e delimitato verso il mare da imponenti (alte fino a trenta metri) dune di sabbia, che lo separano dalla bellissima spiaggia Porto Ferro. Il suo specchio d’acqua occupa 1.125 ettari del vastissimo territorio di Sassari, distante trenta chilometri; la città più vicina è Alghero, che ne dista venti. 

Su Nuraxi (Archivio L'Unione Sarda)
Su Nuraxi (Archivio L'Unione Sarda)
Su Nuraxi (Archivio L'Unione Sarda)

Nuraghe Su Nuraxi – Su Nuraxi è il più imponente (e meglio conservato) tra i trenta siti nuragici baruminesi, nonché la più importante eredità della civiltà “delle torri”. L’area archeologica comprende un nuraghe complesso e un esteso villaggio di capanne, un luogo unico che l’Unesco nel 1997 ha dichiarato patrimonio dell’Umanità. L’imponente sito è venuto alla luce grazie agli scavi condotti a metà XX secolo da Giovanni Lilliu, padre dell’archeologia sarda. Su Nuraxi, realizzato in basalto, pietra vulcanica proveniente dal vicino parco della Giara, presenta una stratificazione di duemila anni, dal XVI secolo a.C. al VII d.C. Il complesso è costituito da una torre centrale (mastio) e quattro angolari raccordate da un bastione, e, intorno, da un labirinto di 50 capanne, pozzi e cisterne.

Montessu (Archivio L'Unione Sarda)
Montessu (Archivio L'Unione Sarda)
Montessu (Archivio L'Unione Sarda)

Necropoli di Montessu – Scavata in un anfiteatro di roccia trachitica sul fianco meridionale del “silenzioso” colle di sa Pranedda, è composta da oltre 40 tombe di varie dimensioni e planimetrie, allineate lungo la parete rocciosa in maniera simmetrica, secondo un disegno che pare preordinato. La necropoli di Montessu è una delle più significative e affascinanti testimonianze prenuragiche dell’Isola, in uso per un millennio e mezzo, dal Neolitico finale (3200-2800 a.C.) al Bronzo antico (1800-1600 a.C.). Il sepolcreto preistorico domina con la sua mole la piana del rio Palmas, che lambisce l’abitato di Villaperuccio. Oltre alla necropoli, la valle ospita un parco archeologico comprendente un’allèe couverte, due nuraghi e due imponenti menhir alti circa cinque metri. 

La Giara di Gesturi (Archivio L'Unione Sarda)
La Giara di Gesturi (Archivio L'Unione Sarda)
La Giara di Gesturi (Archivio L'Unione Sarda)

Giara di Gesturi Gesturi, il paese più a nord della Marmilla con oltre mille abitanti, occupa in parte la Giara (sa Jara Manna), altopiano alto 600 metri, un tempo imponente vulcano, oggi incontaminata oasi senza eguali nel Mediterraneo. Vegetazione e animali vivono in simbiosi: un “museo naturale” con una densa coltre di specie botaniche, fiori e piante rare che si adattano a clima e territorio. A irrorarle, is paulis, enormi pozze d’acqua profonde anche quattro metri. Attorno si alternano valli dominate da macchia mediterranea e colline coltivate a uliveti e vigneti, da cui derivano olio e vino di ottima qualità. Mentre lungo i costoni scoscesi dell’altopiano appaiono boschi di querce e pioppi che lasciano spazio a distese di sugherete sopra il tavolato, quasi tutte “storte”, inclinate dalla forza del vento.

Parco dei Sette Fratelli (Archivio L'Unione Sarda)
Parco dei Sette Fratelli (Archivio L'Unione Sarda)
Parco dei Sette Fratelli (Archivio L'Unione Sarda)

Monte dei Sette Fratelli – Un polmone verde nell’estremità sud-orientale dell’Isola, uno dei luoghi più amati per rilassanti e rigeneranti escursioni, con un inquilino d’eccezione: il cervo sardo. Con circa 60 mila ettari di territorio, di cui quasi diecimila ricoperti di foreste, il parco regionale dei Sette Fratelli è uno dei più estesi di tutta l’Italia. La sua superficie comprende le punte montagnose e la foresta demaniale omonime, le foreste di Castiadas e quella di Monte Genis, interessando il territorio di una decina di Comuni di Sarrabus e basso Campidano. Burcei è l’unico centro abitato, a 700 metri d’altitudine, completamente circondato dal parco.

Grotta di Ispinigoli (foto Sardegna Turismo)
Grotta di Ispinigoli (foto Sardegna Turismo)
Grotta di Ispinigoli (foto Sardegna Turismo)

Grotta di Ispinigoli – Un caleidoscopio di forme e colori dal passato misterioso, dentro le viscere terrestri. La visita a Ispinigoli, nel Supramonte di Dorgali, a pochi chilometri dal paese, è un’emozionante e suggestiva discesa nel sottosuolo, all’interno di una sala di 80 metri di diametro. Dentro la grotta, aperta al pubblico dal 1974, si può procedere attraverso un percorso attrezzato lungo 280 gradini, con un fresco perenne: 15 gradi sempre. Varcato l’ingresso, dal terrazzamento naturale, lo sguardo viene catturato da una colonna alta 38 metri,​ tra le più imponenti in Europa, maestosa concrezione calcarea che unisce volta e base della cavità. 

Il Golgo di Baunei (Archivio L'Unione Sarda)
Il Golgo di Baunei (Archivio L'Unione Sarda)
Il Golgo di Baunei (Archivio L'Unione Sarda)

Su Sterru Con una vertiginosa altezza di 270 metri su Sterru (che significa sia “discesa” che “scavo”) è la voragine a una campata più profonda d’Europa. Generatosi nel cuore dell’altopiano del Golgo (400 metri di altitudine), all’interno del territorio di Baunei, si diceva che l’abisso, oggi esplorato solo da speleologi esperti, fosse tana di un serpente (su scultone), la cui minaccia fu allontanata con la costruzione (XVII secolo) della vicina chiesa di san Pietro. In realtà, la cavità è habitat del mite geotritone sardo, anfibio ambientatosi qui, al quale fanno compagnia il ragno porrohomma e alcuni crostacei terrestri. In principio fu ritenuto un vulcano e profondo 100-150 metri, ma la sua esplorazione completa (1957) ha svelato l’enorme abisso carsico creato da fenomeni erosivi. 

(Unioneonline/D)

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